Il grande azzardo del leader 5 Stelle
La sensazione è che Conte, dopo aver detto “sì” all’aumento delle spese militari nel primo voto della Camera, sia stato spinto a cambiare atteggiamento, dalla pancia del Movimento. Se non tutto, almeno in parte scivolato sulle posizioni antimilitariste del presidente della Commissione Esteri del Senato Petrocelli, deciso a “non dare più la fiducia al governo”, e per questo minacciato di espulsione dallo stesso Conte. Il quale adesso, diversamente da Salvini che s’è mosso con più cautela, si trova a un bivio pericoloso: se capovolge al Senato il voto dato alla Camera, apre la crisi e rischia di trascinare il Paese alle urne. Una tornata elettorale da cui i 5 stelle uscirebbero a mal partito. Se non lo fa, entra in conflitto con il Movimento, che tra l’altro dovrebbe rivotarlo leader dopo la sentenza che lo ha detronizzato. In questo quadro l’appoggio espresso da Mattarella alla linea di Draghi acquista maggior peso. Invitando a trovare il coraggio delle proprie azioni nei “principi e valori” della Costituzione, il Presidente ha inteso dire che non è proprio il momento di pensare a una crisi di governo.
LA STAMPA
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