Putin non può darci lezioni
Questa è la Russia di Putin, oggi. E a questa Russia, attraverso il suo ambasciatore, vogliamo dire che le sue querele non ci spaventano. Abbiamo ricevuto tantissimi messaggi di solidarietà. Dai nostri lettori, ma anche da buona parte della classe politica. Ne siamo felici, e ringraziamo tutti, da Enrico Letta a Giuseppe Conte, da Luigi Di Maio alle ministre Carfagna e Gelmini. Ma in particolare siamo grati al presidente del Consiglio Mario Draghi, che in conferenza a Bruxelles non ha solo espresso tutta la sua “sentita solidarietà” verso La Stampa e i suoi giornalisti. Ma ha anche dato una lezione di democrazia a Razov, spiegando che «lui è l’ambasciatore di un Paese in cui non c’è libertà di stampa, mentre in Italia c’è ed è garantita dalla Costituzione». «Da noi si sta meglio», ha concluso il premier. Ed ha perfettamente ragione. Per questo, oggi, siamo sereni su quello che facciamo, su quello che pensiamo e su quello che scriviamo, perché siamo un giornale libero in un Paese libero.
Anna Politkovskaja, nel suo ultimo saggio appena ripubblicato da Adelphi, scriveva questo di Putin: «Diventato presidente, figlio del più nefasto tra i servizi segreti del Paese, non ha saputo estirpare il tenente colonnello del Kgb che vive in lui e pertanto insiste nel voler raddrizzare i propri connazionali amanti della libertà… Non vogliamo più essere schiavi, vogliamo essere liberi, lo pretendiamo perché amiamo la libertà tanto quanto voi…». Anna pagò con la vita il suo coraggio. Noi, come lei, continuiamo ad amare la libertà. E continueremo a difenderla, nonostante tutte le minacce e tutte le intimidazioni. Perché, per quanto imperfetta, vogliamo tenerci ben stretta la nostra democrazia. E sappiamo di stare dalla parte giusta della Storia.
LA STAMPA
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