Putin e la mediocrità del tiranno
Domenico Quirico
Ma sì, forse è il momento di occuparci di lui, dell’egomane facinoroso e violento, di Vladimir Putin, sì del tiranno. Non certo perché si sia occupato perfino di noi attraverso un periferico manutengolo, l’ambasciatore in Italia, per di più mal servito da sgangherati traduttori all’altezza della mediocrità del regime che rappresenta. Con una querela, pensate un po’, strumento penalistico ormai così ammansito dall’abuso che non se ne servono più nemmeno i protagonisti delle liti di condominio. Bisogna occuparsene dunque perché sollecitati dalla rappresentazione che del responsabile di questa guerra feroce e sgangherata emerge in occidente in questo primo mese di conflitto. Che nella volontà di elencarne gli innegabili vizi in fondo gli rende un inavvertito omaggio facendone un Grande del Male, celandone le spicciole e banali lordure. Quelle che lo rendono pericolosissimo davvero e compongono la formula con cui progetta ora di aggiungere altre province tributarie alle sue assiderate pianure sarmatiche.
Putin è un mediocre. Un mediocre che non crede all’inferno nonostante si dia certe arie di scaccino ortodosso, non crede nemmeno a satanasso. Crede al nulla. Questo lo rende micidiale. Ecco il nostro errore. Per venti anni abbiamo cercato di decifrarne quelle che definivamo le astuzie sopraffine, il gelido realismo, il decisionismo plebeo, abbiamo scomodato Ivan il terribile e Rasputin, perfino Stalin. Insomma lo volevamo avvolto da una fosca grandezza di autocrate del nord. La sua forza invece non è nel suo carattere e nelle sue idee. È nella violenta mediocrità.
Occorre dire che nonostante i vertiginosi progressi del mondo nel descrivere gli autocrati, i despoti siamo ancora fermi, banalmente, alla prosa di Svetonio. Ci sono ovviamente serie analisi della autocrazia putiniana, delle ragioni della sua permanenza al potere, perché in venti anni è ovvio che un personaggio come lui abbia modellato una Russia diversa da quella che aveva ereditato all’inizio del millennio. Ma quelle che hanno maggior presa nella rappresentazione popolare sono svelte biografie che lo descrivono come un dittatore titanico protagonista dell’eccesso, in fondo l’immagine antica del tiranno ben oliata da Tarquinio a Tiberio e Commodo. I satrapi sarebbero personaggi al disopra del normale, nella ferocia, nella avidità, nella lussuria.
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