Ucraina Russia, news di oggi sulla guerra | Ripartono i negoziati, Erdogan: «Pronti a ospitare incontro Putin-Zelensky». Mosca: non attaccheremo la Nato
di Lorenzo Cremonesi, Andrea Nicastro, Marta Serafini, Giusi Fasano
Le notizie di martedì 29 marzo sulla guerra minuto per minuto: ripartono i negoziati in Turchia, il giallo dell’avvelenamento di Roman Abramovich. Biden non fa marcia indietro per le parole su Putin: «Esprimevo sdegno, è un dittatore»
• Siamo arrivati al trentaquattresimo giorno di guerra e la situazione resta volatile, sia sul terreno sia nelle trattative.
•
Riprendono oggi i colloqui tra Mosca e Kiev a Istanbul. La Russia — ha
svelato ieri il Financial Times — potrebbe non chiedere più che
l’Ucraina venga «denazificata» e sarebbe pronta a lasciare che Kiev
aderisca all’Ue a patto che rimanga militarmente non allineata.
• Roman Abramovich e i negoziatori ucraini avrebbero sofferto sintomi di sospetto avvelenamento dopo un incontro a Kiev all’inizio del mese. Ma il capo negoziatore ucraino Mikhailo Podolyak smentisce le accuse di avvelenamento dei negoziatori ucraini da parte russa e parla di «speculazione»
•
Muro contro muro sul rublo. Il G7 ritiene che la richiesta di Mosca di
pretendere il pagamento del gas utilizzando la divisa russa non sia
«accettabile».
***
Ore 9.05 – Iniziati colloqui tra i negoziatori a Istanbul
Le delegazioni di Russia e Ucraina hanno iniziato i colloqui a
Istanbul, con la partecipazione del presidente turco Tayyip Recep
Erdogan. Lo riferisce Interfax. Il canale televisivo Russia Today ha
trasmesso l’inizio della riunione. Erdogan si è rivolto ai negoziatori
con un breve discorso prima dei colloqui.
Ore 8.57 – Kiev: forse russe respinte su diversi fronti
Le forze ucraine stanno respingendo i militari russi su diversi
fronti e in alcune zone «contrattaccano con successo». Lo ha riferito lo
Stato maggiore di Kiev, dando l’aggiornamento della situazione sul
terreno. Le truppe di Mosca continuano a lanciare attacchi missilistici e
sganciare bombe, «cercando di distruggere completamente le
infrastrutture e le aree residenziali delle città ucraine». Le forze
ucraine hanno fatto sapere di aver «respinto sette attacchi nelle
direzioni di Donetsk e Luhansk».
Ore 8.49 – Kiev: «144 bambini uccisi, oltre 220 feriti»
Il numero di bambini uccisi nel conflitto in Ucraina sale a 144. Lo
ha reso noto l’ufficio del procuratore generale dell’Ucraina,
nell’aggiornamento di oggi sul suo sito web. Si aggrava anche il
bilancio dei bambini rimasti feriti, che sono adesso più di 220. Gli
attacchi avrebbero danneggiato 773 istituzioni educative, di cui 75
sarebbero completamente distrutte.
Ore 8.48 – Abramovich è a Istanbul
L’oligarca russo Roman Abramovich – che secondo il Wall Street Journal sarebbe stato avvelenato nelle scorse settimane – è a Istanbul dove oggi si terranno i colloqui russo-ucraini. Lo riferisce la Tass.
Ore 8.47- Erdogan: «Putin e Zelensky amici preziosi»
Il presidente turco Erdogan è fiducioso sull’esito dei colloqui:
è convinto che siamo giunti ad una fase in cui porteranno a risultati
concreti. E la Turchia è pronta a ospitare colloqui di pace tra il
presidente russo Vladimir Putin e il presidente ucraino Volodymyr
Zelensky che, ha precisato Erdogan, sono «amici preziosi».
Ore 8.45 – Kiev: morti 17.200 militari russi
Ammonterebbero a 17200 le perdite fra le fila russe dal giorno
dell’attacco di Mosca all’Ucraina, lo scorso 24 febbraio. Lo rende noto
il bollettino quotidiano dello Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine,
appena diffuso su Facebook, che riporta cifre che non è possibile
verificare in modo indipendente. Secondo il resoconto dei militari
ucraini, a oggi le perdite russe sarebbero di circa 17200 uomini, 597
carri armati, 1710 mezzi corazzati, 303 sistemi d’artiglieria, 96
lanciarazzi multipli, 54 sistemi di difesa antiaerea. Stando al
bollettino, che specifica che i dati sono in aggiornamento a causa degli
intensi combattimenti, le forze russe avrebbero perso anche 127 aerei,
129 elicotteri, 1178 autoveicoli, 7 unità navali, 73 cisterne di
carburante e 71 droni.
Ore 8.38 – Soldati russi su zona tossica di Chernobyul senza protezione
«I soldati russi stanno andando in giro su veicoli blindati nella
`foresta rossa´, altamente tossica, che circonda il sito della centrale
nucleare di Chernobyl senza protezione dalle radiazioni, sollevando
nuvole di polvere radioattiva». Lo hanno riferito i lavoratori del sito,
citati dall’Independent,
definendo l’atto «suicida» per i soldati. Il mese scorso, l’ispettorato
nucleare statale dell’Ucraina aveva confermato un aumento dei livelli
di radiazioni a Chernobyl a causa di veicoli militari pesanti che
passavano sul suolo contaminato.
Ore 8.16 – Attacco missilistico a Nikopol, nell’est del Paese
Questa mattina le truppe russe hanno lanciato un attacco
missilistico vicino a Nikopol, nell’Est dell’Ucraina. Lo ha annunciato
su Facebook il capo dell’amministrazione statale e regionale di Nikopol
Yevhen Yevtushenko, citato da Ukrinform. «Per il momento non ci sono
notizie di vittime e non ci sono informazioni sulla reale minaccia per
la città», ha aggiunto Yevtushenko.
Ore 8.15 – «Non useremo armi nucleari, non attaccheremo Paesi Nato»
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dato una lunga
intervista all’emittente pubblica Usa Pbs. Ha detto diverse cose
importanti. In sintesi:
• Le sanzioni occidentali sono paragonabili alla «guerra totale»
contro la Russia: «Queste condizioni sono , sfortunatamente, abbastanza
ostili. E quei Paesi sono nemici — o quasi nemici, per noi. Siamo
entrati nella fasi di una guerra totale. E noi, in Russia, ci sentiamo
nel mezzo di una guerra, perché i Paesi occidentali — Stati Uniti,
Canada, Australia — stanno combattendo contro di noi una guerra
commerciale, economica, sequestrando le nostre proprietà e i nostri
fondi, bloccando le nostre relazioni finanziarie. E dobbiamo adattarci a
una nuova realtà. Dovete campire la Russia. Dovete capire la Russia»;
•
L’Occidente ha «spinto la Russia in un angolo» con l’espansione della
Nato. «Per un paio di decenni. abbiamo detto all’Occidente che eravamo
preoccupati dall’espansione a Est della Nato. Per favore, abbiamo detto,
fate attenzione. Non ci spingete all’angolo. Poi abbiamo detto:
ascoltate, non siamo affatto felici di questo colpo di Stato in Ucraina»
(la rivolta di piazza Maidan). «Nessuna reazione. Poi abbiamo detto:
sentite, non vogliamo che l’Ucraina entri nella Nato. Nessuna reazione»;
• «Nessuno in Russia sta prendendo in considerazione l’idea di usare, e nemmeno di pensare di usare, armi nucleari»;
•
«Non abbiamo dubbi che tutti gli obiettivi dell’operazione speciale
militare in Ucraina saranno completati. Non abbiamo dubbi».
Ore 8.00 – Cosa aspettarsi dai colloqui di oggi?
(Gianluca Mercuri) Oggi
si svolge a Istanbul il quarto round di incontri. Da una parte, resta
l’impressione di una Russia che voglia prendere tempo per riorganizzarsi
dopo un mese di guerra molto più duro del previsto. Dall’altra, il
Financial Times ha rivelato ieri sera che qualcosa di importante si
muove. In sintesi:
•La Russia non chiede più che l’Ucraina sia «denazificata» è
smilitarizzata, né la protezione legale per la lingua russa: erano tre
delle sue condizioni iniziali ma non sono presenti nella bozza di
cessate il fuoco in discussione. •Mosca accetterebbe l’ingresso di Kiev
nell’Unione europea in cambio del definitivo abbandono del progetto di
entrare nella Nato.
•L’Ucraina otterrebbe in cambio «garanzie di sicurezza» dalla stessa
Russia e da una serie di Paesi, soprattutto occidentali: Stati Uniti,
Gran Bretagna, Russia, Canada, Francia, Germania, Cina, Italia, Polonia,
Israele e Turchia. Fonti ucraine definiscono le garanzie «vicine a
quelle dell’articolo 5 della Nato». E questa sarebbe una vera svolta per
tutti. Vorrebbe dire che in caso di nuovo attacco russo scatterebbe la
difesa dell’Ucraina da parte dell’Occidente.
•Se il cessate il fuoco tenesse, ci sarebbe un incontro tra i due
ministri degli Esteri e poi quello tra Putin e Zelensky, che
affronterebbero finalmente i nodi territoriali e quello delle garanzie
per i russofoni.
•Crimea (annessa dai russi nel 2014) e repubbliche separatiste di
Lugansk e Donetsk, nel Donbass: gli ucraini non possono rinunciarci
formalmente, i russi non possono rinunciarci materialmente dopo averli
conquistati. Ma Zelensky nei giorni scorsi ha lanciato segnali ai
nemici: «Tornate al punto di partenza e poi cercheremo a risolvere il
problema del Donbass». Il punto di partenza sono esattamente Crimea e
repubbliche separatiste. Il senso sembra: rinuncia ai territori già
persi da parte degli ucraini, rinuncia al progetto di annientare
l’Ucraina da parte dei russi, divisione del Paese, il grosso
dell’Ucraina nella sfera occidentale cercando da una parte di
tranquillizzare i russi (ci fermiamo qui), dall’altra di avvertirli che
altre aggressioni non saranno tollerate (fermatevi qui anche voi). Qui l’articolo di Paolo Valentino sui negoziati.
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