Draghi e Conte, duello di 90 minuti sulle spese militari. Il premier mostra le carte: ecco gli aumenti di quando eri al mio posto
Forte della votazione che lo ha riconfermato leader della più grande forza del Parlamento l’avvocato non vuole fare passi indietro. Insiste su emergenza economica, caro-bollette e rischio inflazione e sostiene che «Draghi non ha dato risposte chiare, anche perché a escluso uno scostamento di bilancio». Il problema è che il premier non arretra di un millimetro. Per il capo dell’esecutivo l’aumento tendenziale fino al 2% del Pil delle spese militari, nel mezzo di una guerra sanguinosa che vede l’Italia schierata con l’Ucraina, non è negoziabile. E se una forza di governo lo disattende, rompe il patto che tiene insieme la maggioranza. Ma una cosa, a quanto assicurano a Palazzo Chigi, è certa: non sarà Draghi a gettare la spugna. Non è salito al Quirinale per dire al capo dello Stato che è pronto a dimettersi, perché l’ora è grave e «questo è il tempo della responsabilità».
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