Guerre parallele, l’Ue vuol salvare Kiev senza patire troppo. L’America cerca di mettere Putin all’angolo e resta scettica sulla possibile pace

Elemento fondamentale della strategia è sabotare qualsiasi possibilità di negoziato. Con dichiarazioni incendiarie, annunci di escalation chimiche batteriologiche atomiche del nemico russo, minacce, insulti. Una conclusione della guerra che veda Putin ancora al potere, per di più con la realizzazione di qualcuno dei suoi scopi come la neutralizzazione «in saecula saeculorum» della Ucraina o la definitiva russificazione di Crimea e zone collegate e allargate, sarebbe un disastro per gli americani. Quando Zelensky lascia lampeggiare la possibilità di accettare alcune pretese russe pur di salvare quanto resta del suo Paese martoriato, si intravede l’irritazione. Serve perché è l’immagine della resistenza eroica e fino all’ultimo uomo, un abile rivenditore di sofismi oltranzisti. Se accarezzasse l’idea di metter da parte il vocabolario dell’inflessibile, be’, a Kiev gli americani non faranno fatica a trovare i trinceristi del programma unico: ributtiamo i russi a casa loro. A rilegger la storia dell’impero americano non sarebbe la prima volta: si fa in fretta a licenziare e sostituire i dipendenti locali che non si tengono sulla retta via della compiacenza e del rispetto delle regole.

A Washington sanno benissimo che per loro, come per Putin, l’Ucraina cinicamente non vale in sé niente, è popolata di uomini senza importanza. Facendola a pezzi l’autocrate russo si rivolge proprio a Biden, una esibizione di forza brutale per ottenere una trattativa diretta, esplicita tra i Grandi che coinvolga anche l’alleato cinese. Dovrebbe il vertice riscrivere l’Ottantanove nefasto, definire le aree di influenza, i vassalli e le zone grigie con la Russia restaurata così nel suo ruolo sovietico-imperiale. Sarebbe la fine dell’ordine americano del mondo che è conseguenza proprio della dissoluzione dell’Urss (la fine della Storia) e dello sfruttamento americano della lotta infinita al terrorismo. Ma trattare con Putin vorrebbe dire ammettere che gli Stati Uniti sono una potenza debole, ormai una potenza come le altre.

Nelle ultime mosse di Biden fa capolino un pericoloso aggiornamento di questa strategia dei tempi lunghi. Gli americani hanno fretta ora di liquidare il Satana di turno. Sembrano disposti a alzare il livello dello scontro, si affaccendano a dimostrare che le trattative e i rinvii son tutte ciance che Putin sfrutta a vantaggio del suo orgoglio insolente. Insomma gli americani sembrano aver accettato l’idea che valga la pena menar le mani, di persona, direttamente. Si sente odore di battaglia e di permesso di sparare. Come annunciatori di irrimediabile tempesta li precedono gli europei oltranzisti, la Gran Bretagna, regno disunito che nel ruolo di servizievole anglosassone trova ancora un simulacro di potenza, e i polacchi che cercano di saldare gli innumerevoli conti aperti con tutte le Russie, zarista, staliniana, putiniana.

E l’altra Europa? le sua rotta fatalmente divergerà sempre più da quella americana. Poi al momento decisivo, dovrà o allineasi o ognuno cercherà di assicurarsi l’evasione con mezzi propri.

LA STAMPA

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