M5S, il tentativo di sopravvivere di un populismo in declino
Dopo il voto per il Quirinale, l’impressione è che un populismo in declino cerchi di sopravvivere, a destra e a sinistra, rinunciando a qualunque ripensamento. Rispolvera i «cavalli di battaglia» del passato. E si spinge sul terreno scivoloso delle alleanze internazionali proprio mentre Draghi rafforza in senso atlantista l’appartenenza dell’Italia all’Europa, e l’opposizione di Giorgia Meloni si schiera con lui. È un’operazione nel segno di una polemica stantia contro l’establishment. Evoca una saldatura di fatto in un fronte genericamente antibellico tra settori del M5S, schegge del pacifismo cattolico, sovranisti e frammenti dell’estrema sinistra: tutti da sempre anti-Nato e ostili al «banchiere Draghi». Sono aree culturali che vanno al di là della categoria del «filo-putinismo». Segnalano, semmai, una voglia di chiudere la parentesi del governo, atlantista ed europeista, come un’anomalia; con Conte in prima fila a indebolire la posizione italiana tra gli alleati europei. È questo a preoccupare anche il Quirinale.
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