La metamorfosi del Sultano: così Erdogan rovescia la Storia
Domenico Quirico
Comunque vada a finire, che sia davvero l’inizio di una tregua e poi di una pace, oppure un infido trucco delle due parti per guadagnare tempo, dovremo ringraziare lui, Erdogan, per averci provato, per esser rimasto l’unico che tenta di mettere a uno stesso tavolo russi e ucraini; che non «parli di» ma che «tenti di» ottenere un po’ di pace in quel campo d’armi sconfinato, in quella pianura che è stata invasa, afflitta, spogliata, forse barattata.
Sì, Erdogan, avete letto bene: il sultano, il restauratore degli ottomani, il bombardatore implacabile dei curdi, il protettore ad lib di tutti i jihadisti più feroci della terra, il disseminatore di caos a livello internazionale, l’uomo che per esser sicuro di non vedersi più davanti la piazza della libertà, la Maidan di Istanbul, la ha cancellata urbanisticamente, il commesso viaggiatore di droni che hanno massacrato gli armeni e i tigrini tanto per non darsi obiettivi di piccolo cabotaggio. Perfino la Merkel lo trattava con i guanti, uno che nel suo Palazzo le donne le fa stare in piedi.
Ancora: il sultano che di profughi se ne intende così bene da averne fatto una voce del prodotto interno lordo, facendosi pagare profumatamente da noi europei per ogni siriano che non inoltra verso i nostri confini. Un affarone: soldi dall’Europa e anche manodopera infantile a bassissimo costo per le botteghe del tessile. Perfino i golpe se li crea da solo, abituato com’è fare il bello e il cattivo tempo, con il depistaggio più riuscito della storia recente.
Con Erdogan finora potevi fare affari soltanto tenendoli un po’ nascosti, un po’ vergognandotene come appunto pagargli la custodia dei siriani fuggiaschi. Regolatore di ogni volontà, soffocatore di ogni dissenso, piramidale, fosco: la Nato lo considerava un aderente infido da tenere d’occhio, più dedito a un egoistico e sproporzionato espansionismo che alla difesa del cosiddetto mondo libero.
E invece adesso… Poichè siamo costretti a sperare che si consolidi la sua mediazione nella terrificante guerra nel cuore d’Europa portando almeno a un cessate il fuoco, vedrete che gli occidentali si metteranno in viaggio per Costantinopoli con facce serie, approvatrici, trattenute e ipocrite per andare a ringraziarlo e stringere la mano a questo mediatore unico.
Giuro, è così. La metamorfosi del tiranno. Si è detto e ridetto da un mese che questo conflitto è destinato a cambiare la storia. Il mondo non sarà più lo stesso. Tutto riparte da zero, il passato non esiste più, il passato è sorpassato. Verissimo. Erdogan ne è la prova. Chi fino a lunedì pomeriggio non lo avrebbe incasellato con fare spiccio nella categoria “tiranni”, sotto categoria ‘”autocrazie travestite più o meno da democrazie”? Appena una riga sotto Putin Vladimir: ma esclusivamente per le diverse dimensioni geografiche, il peso economico e le possibilità di nuocere. Da lunedì scorso tutti zittiti. Non arieggiano più umori critici.
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