Spese sanitarie, scatta l’accredito sul conto corrente: cosa cambierà

Federico Garau

Torna in auge il tema del cosiddetto “cashback fiscale”, avviato alla fine dello scorso anno dietro esplicita proposta del Movimento CinqueStelle. Un argomento che riprende quota in concomitanza con la riapertura dei lavori relativi alla riforma del Fisco.

Al momento l’idea di base prevede la restituzione direttamente sul conto corrente del cittadino di tutte quelle spese sanitarie (come analisi, visite specialistiche, assistenza, cure o farmaci) pagate con modalità perfettamente tracciabili. Un sistema che, nelle intenzioni dei grillini, dovrebbe essere esteso anche ad altre tipologie di costi detraibili. L’obiettivo primario, tracciato da una proposta integrativa di Leu, sarebbe quello di partire innanzitutto con le spese socio-sanitarie. Solo in un secondo momento, in caso di riscontri positivi, si potrebbe estendere il medesimo metodo anche alle altre spese detraibili. Ciò presuppone, è bene precisarlo, il reperimento di fondi extra: al momento manca la necessaria copertura finanziaria, che si potrà cercare eventualmente solo con la prossima manovra di bilancio.

La proposta del “cashback fiscale”, sul tavolo del governo sotto forma di emendamenti presentati alla legge per la riforma del Fisco, sarà quindi oggetto di valutazione e successivamente di voto. Tali emendamenti, tuttavia, non includono alcun tipo di dettaglio circa il funzionamento pratico della manovra, ma solo i suoi principi generali. Per ora è possibile solo effettuare delle ipotesi.

Nonostante il nome attribuitogli, tale provvedimento non dovrebbe venirsi a configurare come il “cashback” di grillina memoria, del quale non riutilizzerebbe, quindi, l’impianto tecnologico. L’unico aspetto in comune potrebbe essere rappresentato dalla necessità di comunicare, al momento del pagamento, le coordinate Iban del conto sul quale si intende ottenere il rimborso.

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