Covid: l’Italia è fuori dall’emergenza. Anche i contagi in frenata spingono verso la normalità
Paolo Russo
Quasi a voler spingere verso il ritorno alla normalità, la curva dei contagi ha ripreso ieri a piegarsi verso il basso, proprio alla vigilia del pensionamento di un bel po’ delle restrizioni che ci hanno accompagnato in oltre due anni di pandemia. I contagi, dopo aver lambito quota 100 mila martedì, sono tornati a scendere da 77.623 a 73.195 e quel che più conta sono 8.600 in meno rispetto al della scorsa settimana. Anche i morti da 170 sono passati a 159. Troppo presto per parlare di discesa, ma che abbiamo forse raggiunto il plateau lo dicono i numeri del rapporto settimanale della fondazione Gimbe, che dopo due settimane di netto incremento, dal 23 al 29 marzo registra un appiattimento della curva, cresciuta appena dello 0,3%. Aumenta però l’occupazione dei letti nei reparti di medicina, dove i ricoveri sono stati 9.740 contro gli 8.969 di una settimana prima, per un incremento pari all’8,6%.
Ma se la pressione sugli ospedali a livello nazionale resta sotto controllo, le cose cambiano quando si punta la lente di ingrandimento sulle regioni. Perché qui decisamente in affanno iniziano ad essere Umbria e Calabria, con un tasso di occupazione dei letti superiore al 34%. In sofferenza anche Basilicata (28% dei letti occupati), Marche (24,1%), Puglia (22,4) e Sicilia (26,2%). Aggiungendo alla lista anche Abruzzo, Puglia e Sardegna, tutte sopra il 20% dei letti occupati da positivi, il numero delle regioni sotto osservazione sale a 9. A prescindere da come andranno d’ora in avanti i contagi, la curva dei ricoveri salirà ancora un po’, perché da che ci si positivizza a che si finisce in ospedale in media passano due settimane. Ma se quello a cui stiamo assistendo si rivelerà solo un rimbalzo della quarta ondata, anche gli ospedali reggeranno bene l’impatto. Mentre se ci dovessimo ritrovare nel mezzo di una quinta ondata si rischierebbe di dover rinunciare a qualcuna delle libertà appena riconquistate. Magari solo nelle regioni con i numeri peggiori.
I segnali per ora sono comunque positivi, anche se la campagna vaccinale arranca. Le somministrazioni nella settimana dal 23 al 29 marzo sono ulteriormente diminuite, con una media che oramai è di sole 43 mila punture al giorno, che intaccano poco il muro dei 6,94 milioni di non vaccinati. E stupisce il fatto che fino a mercoledì erano appena 58.545 le quarte dosi somministrate agli immunocompromessi, pari al 7% di chi infettandosi rischia più di chiunque altro.
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