Armi a Zelensky, sì alla fiducia. Conte a mani vuote sale al Colle e insulta i dem

Pasquale Napolitano

Lo scontro a Palazzo Madama tra Gianluigi Paragone e Paola Taverna, fino a tre anni fa nello stesso partito (M5s), fornisce la cifra esatta di come il decreto Ucraina sia un nervo scoperto per il Movimento. Il provvedimento incassa il via libera: 214 voti a favore della fiducia, 35 contrari e nessun astenuto.

Il Movimento non si spacca. L’unico voto contrario è quello del senatore Vito Petrocelli, presidente della commissione Esteri, espulso dal leader Giuseppe Conte. Una tregua che salta già nel pomeriggio. Il capo dei Cinque stelle sale al Colle dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e apre un nuovo fronte con gli alleati del Pd: «Non siamo la succursale di un’altra forza politica, non siamo succedanei di qualcuno» attacca Conte. Che poi rassicura: «Ho sentito Letta, dobbiamo rispettarci a vicenda».

Al termine del colloquio con il presidente Sergio Mattarella – «al quale ha rappresentato la sofferenza del Paese», ribadendo che «il M5s continuerà a sostenere il governo», l’ex premier riunisce lo stato maggiore grillino. L’avvocato mette ancora nel mirino il presidente del Consiglio: «Da Draghi non ho avuto risposte su questione economica». E si prepara alla campagna di guerra su Def e salario minimo. Perché sull’aumento al 2% della spesa militare non ha ottenuto nulla e non può vendere il «lodo Guerini» (2% al 2028) come una sua vittoria.

Infatti contro di lui arrivano bordate sarcastiche da Matteo Renzi: «Se Conte ha delle idee mi confronto, ma se cambia sulla base dei sondaggi non ha il minimo valore. Draghi lo ha rimesso al suo posto».

Contro il decreto e la fiducia al governo votano molti ex grillini. Sono 25 i senatori assenti non giustificati. Nel Carroccio spiccano le assenze di Alberto Bagnai e Armando Siri. Ma in Aula il capogruppo Massimiliano Romeo non offre spazio e polemiche: «Voteremo la fiducia, e anche senza avremmo votato a favore del provvedimento, perché l’Ucraina ha il diritto di difendersi, dobbiamo dare tutto l’aiuto, aiuti militari compresi. La Lega ha chiesto di limitare i toni, si devono dosare bene le parole che si dicono e misurare le azioni che si intraprendono. Ci sono stati toni bellicistici, i guerrieri da salotto ricalcano esattamente la tradizione dell’armiamoci e partite, l’Italia deve essere attiva sul fronte diplomatico». Maurizio Gasparri auspica lo spirito di Pratica di Mare: «Noi riproponiamo con forza che si ritorni allo spirito di Pratica di Mare, quello del dialogo e della ricerca della pace duratura, voluto dal governo Berlusconi, l’unico che negli ultimi anni ha ricercato la pace con le azioni, non a parole». Dal Pd arriva il «convinto sostegno gruppo Pd alla fiducia del governo», come annuncia il senatore dem Alessandro Alfieri. Un sì sofferto è quello di Leu: «Votiamo la fiducia al governo sul dl Ucraina ma nella discussione sono state fatte operazioni sbagliate» ricorda la capogruppo Loredana De Petris.

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