Il sindaco di Mariupol Vadym Boichenko: «Resisteremo fino all’ultima goccia di sangue»
di Greta Privitera
Parla il primo cittadino da un luogo segreto: «Le deportazioni? Ci sono: di notte i russi entrano nei rifugi, promettono l’evacuazione, poi ti trasportano in campi speciali e separano i figli dai genitori»
Ogni parola è seguita da una piccola eco, segno che Vadym Boichenko, 44 anni, sindaco di Mariupol
, è nascosto in un luogo sotterraneo. Dallo schermo vediamo solo
una parete color crema con appuntata una bandiera blu e gialla. «Non
sono più a Mariupol — racconta — sono a qualche chilometro da lì». È
tornato in città un paio di volte ma l’esercito gli ha consigliato di
stare lontano: «Dicono che servo più da vivo che da morto». Dal suo bunker segue l’
evacuazione degli ultimi 130 mila abitanti rimasti intrappolati nella città simbolo della devastazione russa. Per tutta la giornata si è detto che le operazioni erano già cominciate, ma lui smentisce: «È un gioco molto cinico quello di Putin».
Cioè?
«Nessun autobus ha raggiunto Mariupol. Ci promettono il cessate il
fuoco per creare corridoi umanitari ma poi non lo rispettano. Chi ce la
fa raggiunge come può Zaporizhzhia, che è a tre ore di macchina. Ma è
una scelta pericolosa».
Chi è rimasto a Mariupol?
«Ci sono ancora molti anziani in trappola ed evacuare la popolazione
è la cosa più importante. Spero che la comunità internazionale ci
aiuti. La mia gente vive da più di un mese senza corrente, cibo, acqua e
medicine. Non ci sono linee telefoniche, non c’è Internet. Mariupol è una gabbia a cielo aperto, bombardata ogni giorno».
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