Il sindaco di Mariupol Vadym Boichenko: «Resisteremo fino all’ultima goccia di sangue»

Dal Donbass c’è stato l’annuncio che a Mariupol si è insediata una nuova amministrazione filorussa.
«Solo propaganda. Oggi la città è 50% in mano ai russi e 50% sotto il nostro controllo. Noi abbiamo il centro e la zona est». Per quanto tempo riuscirete a resistere? «Resisteremo fino all’ultima goccia di sangue».

Abbiamo letto che alcuni cittadini di Mariupol sono stati deportati in Russia. Come? «Succede così: di notte i militari vanno nei rifugi e dicono che c’è un’evacuazione. Le persone, stremate, ci credono, salgono sugli autobus e vengono portate nelle zone sotto il loro controllo e in alcuni casi in Russia».

E poi?
«Prendono le impronte digitali e sequestrano i documenti. Separano le famiglie, portano via i bambini. Sono criminali».

Quante persone sono morte a Mariupol?
«Le statistiche ufficiali al 21 marzo dicono 5 mila, ma sono molte di più». Che ne è stato della gente nel teatro bombardato? «Trecento i morti, gli altri sono scappati. Tra loro c’erano anche mia madre e mio fratello con la sua famiglia che per fortuna si sono salvati. Non potremo mai perdonare quello che ci hanno fatto».

I russi considerano Mariupol la base del battaglione Azov, accusato di simpatie naziste.
«Questa è propaganda».

Però non si possono negare le simbologie naziste e la presenza di esponenti vicini all’estrema destra.
«Non è vero, Azov è solo una delle unità della Guardia nazionale, ed è anche grazie a loro che Mariupol sta resistendo. Il comandante del reggimento ha persino ricevuto un premio dal presidente».

Parla con Zelensky?
«Poco, è molto impegnato. Parlo con gli altri sindaci».

Alcuni sono stati rapiti. Teme per la sua incolumità?
«No. I russi mi chiamano “patetico criminale”, mi accusano di aver fatto saltare in aria un asilo nido, due scuole, un teatro e un ospedale dove nascono bambini. Assurdo, avrei distrutto tutto ciò che ho costruito nei miei anni di mandato».

C’è chi vi chiama eroi, ma davvero lei non ha mai paura?
«Resisto. Ma di notte non dormo e a volte piango. Quando ricevi notizie che i tuoi vicini di casa sono morti, è impossibile chiudere occhio».

Quanti russofoni vivevano in città?
«A Mariupol il 50 percento ha origini russe. Anche mia nonna lo è. Oggi, l’esercito le ha bombardato casa, lei non si spiega come sia possibile. Molti di loro hanno cambiato idea su Putin».

Ossia?
«Hanno capito che la sua operazione speciale per liberare il Donbass coincide con la distruzione dell’Ucraina e il genocidio del nostro popolo. Putin ha fatto una cosa buona: con la presa della Crimea ci ha reso una nazione unita».

Che cosa è rimasto di Mariupol?
«Quasi niente. Il 90 per cento della città è distrutto, e il 40 non potrà più essere ricostruito. Ci vorranno decenni per ricominciare».

Che città era?
«Sono sindaco dal 2015. Era diventata una moderna città europea, nel 2021 abbiamo anche ricevuto un importante premio nazionale».

Dove si trova la sua famiglia?
«Mia moglie e mia figlia sono in una località segreta in Ucraina. Mio figlio combatte nel Donbass».

Che cosa le dicono?
«Mia moglie ha paura per noi. È molto triste perché casa nostra è stata bombardata: non abbiamo più niente».

CORRIERE.IT

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