Putin «ha un patrimonio da 200 miliardi di dollari, lo custodiscono gli oligarchi»: le accuse di Bill Browder
Prestanome e sodali
Il sistema escogitato è dunque quello di ricorrere a dei fiduciari, dei prestanome: che altri non sono che i famosi e famigerati oligarchi russi
. «Quando vuoi scoprire dove Putin tiene i suoi soldi — sostiene
Browder — devi partire dagli oligarchi: perché quella gente custodisce i
soldi per lui. Stimo che il 50% delle ricchezze degli oligarchi sia in
realtà di Putin. Chi sono? Nella lista di Forbes ci sono 118 miliardari in Russia: e 110 di loro sono fiduciari di Putin».
La stessa cosa vale anche per i magnati che stanno a Londra, che in
tanti casi proclamano di non aver nulla a che fare con lo zar del
Cremlino: «Ma la realtà è che nessuno di loro sarebbe potuto diventare
ricco o rimanerlo senza il beneplacito di Putin. Lui è quello che dà
loro il permesso di essere ricchi: e il permesso è elargito in cambio
della custodia di beni e della fornitura di ogni tipo di servizi
finanziari che lui richieda».
È per questo che sanzionare gli oligarchi è l’unico modo di colpire Putin direttamente: mettere lui sulla lista delle sanzioni è un gesto simbolico, ma di nessun impatto, mentre colpire gli oligarchi devasta la capacità di Putin di accedere a capitali esteri. E tuttavia, avverte Browder, «bisogna sottolineare che gli oligarchi non sono attori politici: chiunque creda che in qualche modo gli oligarchi complotteranno per rovesciarlo resterà amaramente deluso, questo non accadrà mai». E lo stesso vale per gli uomini della cerchia ristretta che sta attorno a Putin, i «ministri della forza» e i capi dei servizi di sicurezza: «Neanche queste persone muoveranno contro di lui, perché Putin è un piccolo uomo paranoico che va alla ricerca della slealtà anche dove non esiste: non si fida di queste persone, ognuno è monitorato dagli altri, nessuno si fida di nessuno e se lui avvertisse il minimo segno di slealtà, queste persone sarebbero spedite in Siberia o uccise».
La sicurezza personale
Non è dunque per nulla ottimista, Browder: «Putin è un piccolo criminale paranoico, a capo di quella che è fondamentalmente una organizzazione criminale: non ci dobbiamo aspettare null’altro che miserie, perché alla fine non ha costrizioni da parte della storia o della morale. Sarebbe assolutamente capace di usare l’arma nucleare: l’Ucraina è solo l’inizio delle sue ambizioni». Una realtà che ha cambiato anche il calcolo di sicurezza del finanziere: non ha paura di essere ammazzato? «Putin mi dà la caccia da un decennio — sorride — dopo l’approvazione del Magnitksy Act. L’unica ragione per cui sto seduto qui è che lui ha tenuto sempre un piede nel mondo civilizzato e uno nel mondo criminale: da quest’ultimo lato arrivavano le minacce di morte contro di me, ma dall’altro lato gli piaceva apparire al G20 e ai summit internazionali. Questo è ciò che mi tenuto in vita: ma ora che ha messo tutti e due i piedi nel mondo criminale, c’è un rischio esponenziale di violenza nei miei confronti, perché lui non ha più nulla da perdere. Quindi sì, devo essere in uno stato di allerta diverso rispetto a prima».
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