Il punto di Andrea Margelletti: “Lo schiaffo dell’attacco ucraino in terra russa è arrivato sino al Cremlino”
Emanuela Minucci
Professor Margelletti, lei è stato tra i pochi a chiarire che l’attacco sferrato venerdì scorso al deposito di petrolio di Belgorod è stato messo a segno dagli ucraini. In che modo questa mossa cambierà la postura militare della guerra e delle trattative diplomatiche?
«Intanto si è trattato di un’impresa difficilissima. E non solo perché gli ucraini sono dovuti entrare nella cosiddetta “tana del lupo”, ma perché si trattava di una riserva di carburante talmente importante, una zona iperprotetta dai Sam ((Surface-to-Air-Missile, missile superficie-aria, ndr) e quindi i loro elicotteri sono staticosì abili da riuscire a passare in mezzo a queste linee di contra-aerea. Quindi l’esercito di Zelensky ha dimostrato ai russi che può non solo attaccare i russi per difendere il proprio territorio, ma sfidarli in casa loro»
L’azione militare è stata frutto dell’improvvisazione? O è stata a lungo meditata?
«Meditatissima. Ci vogliono giorni e giorni per organizzare un simile attacco».
Il risultato?
«Innanzitutto questa operazione ha fatto infuriare i russi che si sono dimostrati deboli davanti al mondo, e certamente adesso devono non solo pensare a una strategia d’attacco, ma anche a non scoprirsi troppo in casa propria. Una cosa infatti è buscarle in Ucraina un’altra nella super-protetta Russia meridionale. Ciò li costringerà a deviare, gioco forza, alcune risorse. Ma una cosa è chiara: Zelensky con questa operazione ha ribadita a voce alta “non trattateci da sconfitti, non cederemo mai la sovranità del Paese».
Attacco a Belgogord, otto depositi di petrolio in fiamme
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