Ucraina Russia, news di oggi sulla guerra| Massacro a Bucha. Zelensky: «Macellai». Mosca: «Provocazione»
di Lorenzo Cremones, Giusi Fasano, Andrea Nicastro, Marta Serafini
Le notizie di lunedì 4 aprile sulla guerra, minuto per minuto. Il sindaco di KIev denuncia: «È un massacro di civili». Il premier ucraino Zelensky anticipa che i crimini di guerra commessi a Bucha saranno trattati in un consiglio di sicurezza dell’Onu martedi
• La guerra in
Ucraina è al 40esimo giorno, e ha nuovamente sconvolto il mondo con le
immagini arrivate da Bucha, sobborgo a 37 chilometri da Kiev: scene
tremende, di decine di cadaveri di civili abbandonati per strada, alcuni
con le mani legate.
• Il sindaco di Kiev ha denunciato i crimini commessi a Bucha:
«È un massacro di civili, non credete ai russi perché stanno
continuando a dire menzogne», riferendosi ai tentativi di Mosca di
derubricare le immagini dei morti in strada, che hanno fatto il giro del mondo, a una «provocazione per far saltare i negoziati».
•
Il premier ucraino Zelensky ha anticipato che i «crimini di guerra»
compiuti dai russi a Bucha saranno oggetto del dibattito del Consiglio
di sicurezza dell’Onu martedì. I responsabili «meritano solo la morte»,
dice Zelensky. Come scrive Antonio Polito, è stato infranto il confine tra la guerra e la barbarie
.
• Il ministro Di Maio: forniremo le prove per punire crimini di guerra. E annuncia un nuovo pacchetto di sanzioni.
• Il Papa si è detto disponibile ad andare a Kiev, laddove ce ne fossero le condizioni.
***
Ore 8.00 – Mosca: «Dietro le immagini da Bucha la regia di Usa e Nato»
Mosca continua a negare ogni responsabilità di fronte al massacro di
Bucha, e spera anzi di tenere oggi una riunione di emergenza del
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite proprio su quella che
definisce una «provocazione degli estremisti ucraini».
Dmitry Polyansky, vice rappresentante della Russia al Consiglio di
sicurezza, ha twittato: «Alla luce dell’odiosa provocazione degli
estremisti ucraini a Bucha, la Russia ha chiesto una riunione del
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite lunedì 4 aprile».
La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha
aggiunto, sui suoi canali Telegram, che l’incontro discuterà i tentativi
di Kiev di interrompere i colloqui di pace e intensificare la violenza
con la «provocazione» a Bucha. «Chi sono gli organizzatori di questa
provocazione? Gl Stati Uniti e la Nato, ovviamente», ha detto Zakharova
in una intervista alla televisione di Stato russa. «Il fatto stesso che
le prese di posizione contro la Russia siano emerse subito dopo la
pubblicazione delle immagini da Bucha mi sembra la prova che ad aver
ordito questa storia siano stati loro».
Né Polyansky né Zakharova hanno presentato prove a sostegno della loro teoria.
Ore 7.55 – I mercenari della Wagner nel Donbass
«Truppe russe, inclusi i mercenari del gruppo Wagner, stanno
arrivando nel Donbass». A scriverlo, nel suo quotidiano report
sull’andamento della guerra, è il ministero della Difesa britannico, che
segnala come le truppe russe continuino a «consolidarsi e a
riorganizzarsi» in vista dell’offensiva nella regione orientale
dell’Ucraina.
Come scrive Francesco Battistini,
il gruppo Wagner, una milizia che mosse i primi passi proprio nel
Donbass, nel 2014, è ispirato nel nome «al musicista preferito da Hitler
e alle simpatie naziste del loro comandante in campo, il colonnello
ucraino in congedo Dimitrij Utkin». A formare la milizia sono «soldati
provenienti da eserciti regolari: età richiesta fra i 35 e i 55 anni…
Come dappertutto, i wagneriani hanno l’ordine d’essere invisibili:
viaggiano sovente senza divisa e su charter segreti, usano falsi
documenti e telefoni cifrati. Anche in patria, ufficialmente non
esistono: i giornalisti che ne scrivono, vengono eliminati; l’ong
Memorial, che li ha raccontati, è appena stata chiusa. Se i mercenari
sopravvivono, ricevono le massime onorificenze militari russe. Ma se
muoiono — duecento in Siria, un centinaio in Ucraina, a decine in Libia
—, spesso nessuno lo sa». (Qui il podcast «Delitti e misteri della Wagner», di Guido Olimpio e Francesco Battistini)
Ore 7.45 – Le auto con le bandiere russe, a Berlino
«La parata della vergogna»: così la Bild,
uno dei più popolari tabloid tedeschi, definisce la parata con
centinaia di auto che si è tenuta ieri a Berlino. A poche ore dalla
pubblicazione delle immagini da Bucha, «circa 900 persone» — secondo il
quotidiano — hanno preso parte a un corteo in auto, con bandiere russe e
cartelloni con la scritta «basta con l’odio verso i russi». Esponenti
di Spd e Cdu hanno criticato la parata, la cui autorizzazione — secondo
quanto riportato dalla Bild — era stata chiesta da una persona fisica
(di cui non viene fatto il nome) con la motivazione di «fermare la
propaganda nelle scuole, garantire protezione ai russofoni, impedire la
discriminazione».
Ore 7.30 – Bloccheremo il gas russo?
(Alessandro Trocino) Riprende quota l’ipotesi dell’adozione di un nuovo pacchetto di sanzioni. Le decisioni saranno prese in questi vertici:
• Oggi e domani a Lussemburgo si incontrano i ministri delle Finanze dell’Eurogruppo e dell’Ecofin.
• Mercoledì riunione del Coreper, il comitato che raggruppa gli ambasciatori dei 27 presso l’Ue.
• Mercoledì e giovedì consiglio Atlantico, riunito a livello di ministri degli Esteri.
Ecco alcune ipotesi di sanzioni, oltre al no al pagamento del gas russo in rubli:
• Estensione della sospensione dal sistema swift di altre banche russe.
• Divieto di ingresso delle navi dell’ex Urss nei porti occidentali.
• Blocco della fornitura di materiali e apparecchiature tecnologiche.
• Nuovo elenco di prodotti che non si potranno più esportare in Russia.
• Stop all’importazione di petrolio.
Ma la madre di tutte le sanzioni sarebbe l’embargo totale del gas, che toglierebbe un’enorme quantità di denaro alla Russia, provocando però molti contraccolpi anche all’Europa.
La ministra della Difesa tedesca Christine Lambrecht vorrebbe
includere nelle sanzioni anche le forniture di gas. Kiev lo chiede da
tempo. I tre Paesi baltici membri dell’Unione hanno già fatto sapere di
essere pronti ad agire per interrompere gli approvvigionamenti di gas,
petrolio e carbone dalla Russia. La Lituania ha annunciato che ha già
bloccato le sue importazioni energetiche e la premier estone Kaja Kallas
ha chiesto che si proceda rapidamente su questa strada.
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