Le amnesie imperdonabili della nostra memoria liquida

L’attenzione umana si polarizza. E se non fosse stato così nella Storia, non saremmo qui a parlarne. Nella società della comunicazione di massa, e soprattutto con i social network, questo processo si è enormemente accentuato. E, nello stesso tempo, è maggiore la facilità con la quale si rimuovono dalla memoria i problemi, le angosce, la partecipazione al dolore degli altri. Dall’iper attenzione all’oblio quasi assoluto. In tempi brevissimi. Un fenomeno descritto, nel libro appena uscito (Quando meno diventa più, Cortina), dallo stesso Legrenzi. C’è una sorta di meccanismo di sottrazione che allontana nel tempo e nello spazio i fatti, soprattutto quelli più dolorosi, che investono le nostre coscienze. Averne consapevolezza ci aiuta a comprendere e prevenire.

Qualcosa di analogo può avvenire per il sentimento di solidarietà e compassione che proviamo in questo momento per il popolo ucraino? Parlarne non significa avere poca fiducia in se stessi, ma solo avere l’onestà di riconoscere i limiti dei nostri sentimenti. Per renderli più autentici. Il processo di rimozione rischia di completarsi prima che le sofferenze altrui abbiano termine e i diritti sacrosanti (in questo caso degli ucraini) veramente difesi.

La nostra memoria è corta, liquida e forse potremmo dire, parafrasando l’attualità, che è allo stato gassoso. Quante crisi internazionali nelle quali i problemi di oggi, e non soltanto nel rapporto con la Russia, erano già visibili sono state prontamente accantonate? Quante tragedie umanitarie troppo velocemente allontanate dai nostri pensieri? Rimosso il pericolo imminente, si tralascia l’esame delle cause. E ci si trova impreparati alle prossime emergenze. A differenza del passato le amnesie sono ancora meno perdonabili perché i «cigni neri» sono assai più frequenti.

CORRIERE.IT

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