Prodi: “Putin ha bisogno di venderci il suo metano. Bloccandolo si suiciderebbe”

di Giovanni Egidio

BOLOGNA – «Del loro gas abbiamo un gran bisogno, su questo non c’è dubbio. Ma i russi hanno molto bisogno di venderlo. Oltre al fatto che se dovessero chiudere il rubinetto, ci vorrebbe molto tempo per riaprirlo. E per loro sarebbe un suicidio. I grandi impianti non funzionano con un interruttore. Guardate al nostro Adriatico: di energia se ne potrebbe prendere parecchia, ma ci vorrà un anno e mezzo per riavviare l’estrazione». Romano Prodi sul divano di casa consulta l’ipad, legge notizie e commenti. Poi arriva la proposta di Letta . «Sanzioni su gas e petrolio? Le immagini appena viste rivelano crimini imperdonabili, inaccettabili anche nelle tragedie belliche. Occorre una risposta forte e unitaria da parte dell’Europa».
Professore, la dipendenza energetica dalla Russia ora sembra a tutti un errore lampante, possibile che in passato non si sia valutato questo rischio?
«Quando ero al governo, dati i limiti della produzione interna, misi come obiettivo la massima diversificazione degli acquisti, posto che tutti gli Stati erano problematici. Ai tempi, per esempio, gli analisti indicavano l’Algeria come la più soggetta a rischi. La mia priorità è stata essere il più possibile indipendenti, ma il contesto generale italiano non lo permetteva. Sul nucleare c’era stato il referendum, l’idroelettrico faceva quello che poteva. Sulle energie rinnovabili si è lavorato, ma con risultati ovviamente non risolutivi. In conclusione si è continuato a dipendere dall’estero. Inoltre, da parte di tutti i paesi acquirenti, agli esistenti contratti di lungo periodo, che garantivano la sicurezza di rifornimento anche a se a prezzi leggermente più elevati, si preferì la libertà di mercato. Per un po’ questo ha funzionato a nostro favore, poi il mercato è impazzito verso l’alto e lo stiamo pagando caro. Adesso abbiamo urgente bisogno di altri fornitori. Accolgo con favore l’offerta americana di aumentare l’esportazione di gas verso l’Europa, ma i produttori americani lo vendono a prezzo di mercato che ora è altissimo. Mi auguro possa essere l’occasione per ottenere energia in modo più diversificato e gestito».

Ma se, sanzioni a parte, si dovesse davvero convertire in rubli il pagamento del gas, cosa potrebbe succedere?
«Apparentemente è una rivoluzione, in pratica è uno strumento di politica interna russa, per il controllo e il rafforzamento del rublo. Oltre a essere un segno di maggiore sovranità, ovviamente. L’interlocutore rimane Gazprombank che è stata esclusa dalle nostre sanzioni, per evitare di essere strozzati. Semplicemente si continuerà a pagare alla stessa banca in euro che li cambierà in rubli, con modalità più complesse e controllate dal governo russo. Se fosse stato davvero un fatto rivoluzionario, il prezzo del gas sarebbe schizzato. Ma così non è stato».

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