Sanzioni, così la nuova stretta sulla Russia: tassa sul petrolio o conti vincolati alla pace
Le due ipotesi: conto vincolato o tariffe sulle importazioni
Ma è sul petrolio che si preparano le maggiori sorprese, perché i tecnici di Bruxelles studiano due diversi meccanismi in vista dell’incontro degli ambasciatori dei 27 Paesi domani. Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione, li apprezza entrambi. Il primo ricalca quanto fatto con le sanzioni all’Iran e prevede i pagamenti per il petrolio in un conto vincolato («escrow account»): Teheran può accedervi solo se porta il suo programma nucleare sotto il controllo internazionale; Mosca invece potrebbe avere i fondi solo ritirandosi dall’Ucraina o accettando una tregua credibile. L’altro meccanismo allo studio a Bruxelles è più delicato, dato che il 25% del petrolio presente in Europa viene dalla Russia. Ma tenta di più la squadra di Von der Leyen, perché sembra più strategico. In base ad esso si fisserebbe una tariffa sull’importazione del greggio di Mosca: per esempio, del 10%.
I produttori russi non sarebbero in grado di alzare il prezzo di vendita oltre le quotazioni internazionali, perché in quel caso i compratori europei potrebbero rivolgersi all’offerta più conveniente del Golfo o della Nigeria. Dunque la Russia dovrebbe subire in pieno l’impatto della tariffa – pagandola senza alzare i prezzi di vendita – ed essa salirebbe nel tempo con il prolungarsi dell’invasione o l’evidenza di nuove atrocità in Ucraina. La tassa modulabile sul greggio diventerebbe dunque uno strumento di pressione dell’Europa su Mosca. I proventi – forse 5 miliardi nel 2022 – potrebbero compensare le imprese europee colpite dallo choc energetico. Sempre che tutti a Bruxelles accettino, pur di frenare Putin, di affrontare qualche rischio. Anche i negoziatori di Berlino.
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