Le parole improprie di Zelensky per condannare i misfatti

Il fatto che ancora oggi si discuta tra gli storici se possano essere definiti «genocidio» quei lugubri eventi di novant’anni fa dovrebbe indurre Zelensky e i suoi a maneggiare con maggiore cautela la definizione degli atti criminali di cui attualmente sono vittima. Non hanno alcun bisogno di far ricorso a parole che evocano altri misfatti del secolo scorso per risvegliare la sensibilità di chi segue la loro vicenda (a patto ovviamente che se ne occupi senza un partito preso, o peggio). E, qualora chi guarda alle stragi di cui gli ucraini sono vittima non sia affetto da forme di daltonismo cronico, si vede ad occhio nudo che il nero è prodotto dai militari di Putin.

Va detto infine che non può essere esclusa una terribile eventualità: prima o poi i russi potrebbero adottare (magari, mentre scriviamo, le hanno già adottate) tecniche genocide nei confronti delle popolazioni non russofone che abitano nelle regioni sotto il controllo dell’esercito con la Z. A quel punto potremmo pentirci di aver sprecato quella parola per descrivere la tragedia di Bucha, Mariupol e di molte, troppe, altre città. Orribili misfatti sì, ma non catalogabili con il termine genocidio.

CORRIERE.IT

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