Italia e guerra: c’è una politica non all’altezza

Va detto che proprio queste due materie da sempre non consentono divisioni e anzi sono tradizionalmente occasione di unità tra maggioranza e opposizione. Si pensi, tanto per fare esempi recenti, al terrorismo interno e internazionale, alle missioni di pace che vedono impegnati i nostri militari nei teatri di guerra più delicati del mondo. Tal che, sebbene l’espulsione dei diplomatici russi non sia certo paragonabile ad eventi come quelli, il sol fatto che sia avvenuta all’indomani dell’autrice strage di Bucha avrebbe richiesto, da parte del leader della Lega, un di più di responsabilità.

E dato che si parla di scarsezza di questo sentimento patriottico, proprio da parte di Salvini che ne fa spesso uso retorico a vanvera, forse bisognerebbe aggiungere che il leader leghista non è il solo, in questi giorni, a mostrarsi al di sotto della serietà che la situazione richiede. Non c’è nessun Paese in Europa – tranne appunto l’Ungheria di Orban – in cui sia successo quel che sta capitando in Italia. Dove il partito trasversale genericamente pacifista, giustificazionista, equidistante tra l’aggressore russo e l’aggredito ucraino si sia manifestato con tale forza e costanza, senza alcun pudore e senza alcuna attenzione per il rilievo dei fatti. Così ieri è stato Salvini ad assumere la leadership dei putiniani, ma non va dimenticato che il giorno prima era stato Conte a raccomandare di non farsi prendere la mano dagli americani. E ancora il vertice dell’Anpi, fortunatamente contraddetto da partigiani che avevano preso parte alla Resistenza italiana. E pezzi di sinistra radicale che non digeriscono di trovarsi schierati con l’Occidente. E gli intellettuali della commissione DuPre. Nessuno che si renda conto della gravità del momento, che mostri almeno un briciolo di senso del ridicolo.

LA STAMPA

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