Il punto di Andrea Margelletti: “L’Italia non può più tentennare sugli armamenti, il criminale è Putin e i morti per le strade lo dimostrano”

Giampiero Maggio

Professor Margelletti, quando finirà la guerra?
«Bella domanda, impossibile dirlo in questo momento. Siamo nel pieno del conflitto tra Ucraina e Russia e l’Unione Europa mai come adesso deve farsi trovare preparata e pronta».
Lei vede un’Unione europea disunita e un Occidente non compatto contro la Russia?
«C’è questo rischio dopo la compattezza dimostrata nelle prime settimane del conflitto. Ci sono Paesi che non prendono nettamente le distanze dai russi, l’Ungheria di Orbán ad esempio, ma anche l’Italia non ha dato prova di coesione di fronte ad un nemico comune».
Cosa dovrebbe fare secondo lei l’Italia?
«Ci sono due aspetti che vanno presi in considerazione. L’Italia Io vedo, anche da parte di chi fa informazione, c’è ancora poca chiarezza e molta incertezza. Abbiamo visto i morti lungo le strade a Bucha e Mariupol devastata dai bombardamenti, a che cosa dobbiamo ancora assistere per ammettere che Putin è un criminale di guerra? Ci sono giornalisti sul posto che raccontano la devastazione e la ferocia dell’esercito russo contro i civili e poi, dall’altra, negli studi televisivi, altri giornalisti che commentano, fanno analisi, mettono addirittura in dubbio che siano stati i russi a compiere tutto ciò. E questo è un aspetto direi etico inaccettabile: non si può, nel nome della pluralità di informazione, mistificare la realtà. Poi c’è una questione di scelte politiche: in Italia abbiamo assistito ad un terzo del Parlamento che si è alzato e se n’è andato di fronte a Zelensky che parlava e non ci può essere incertezza sul finanziamento agli armamenti: prima capiamo che questa è una guerra che coinvolge anche noi, prima ne usciremo».

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