Torino, non sciupare questa opportunità

Luigi La Spina

Fare previsioni, nella politica attuale, è persino più azzardato di quanto debbano rischiare i nostri meteorologi alle prese con un clima impazzito. Eppure una certezza si può affermare: passeranno molti anni prima che a Torino e in Piemonte arrivi un regalo miliardario simile a quello che, ieri, Draghi ha portato con la sua visita in città. Se l’opportunità è certamente straordinaria, altrettanto straordinaria dev’essere l’attenzione a non sprecarla. Il rischio è sempre il solito, quello di disperdere gli oltre tre miliardi previsti in tanti progetti, funzionali più alla rendita elettorale della classe politica che a uno sviluppo complessivo dell’economia e della società basato su pochi ma efficaci indirizzi. È vero, infatti, che i criteri di spesa sono legati a programmi precisi, dedicati a settori come la transizione ecologica, la riqualificazione sociale delle periferie, la sanità, la scuola, obbiettivi sicuramente condivisibili. L’attuazione di queste iniziative, però, sarà da sorvegliare con grande accuratezza e tempestività, perché l’insidia, come la storia anche recente insegna, non sta nella proclamazione di ambiziosi traguardi, ma nella affannosa corsa ad accontentare le richieste del maggior numero di postulanti possibile.

Il bivio tra la scelta di immediato consenso elettorale e quella di effetti a medio e lungo termine sul futuro sviluppo del territorio determinerà anche l’aggancio moltiplicatore di finanziamenti privati che potrebbero aggiungersi a tali risorse pubbliche. Le ultime drammatiche vicende, dalla pandemia all’aggressione russa all’Ucraina, hanno ancor più divaricato le condizioni economiche dei cittadini. Alla sempre più vasta platea di persone sull’orlo della povertà, si contrappongono cospicue rendite nei bilanci di alcune aziende e nei portafogli di depositi bancari, in attesa di investimenti più o meno allettanti.

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