Putin comincia a imbarazzare la Cina? Qualche segnale c’è

di Gianluca Mercuri

Due articoli, sul Financial Times e sul Guardian, riportano segni di un cambiamento di atteggiamento a Pechino. E, pur da punti di vista molto diversi, contestano la tesi di una Cina completamente incatenata a Mosca

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«Il fallimento catastrofico di Putin è imbarazzante per Xi. Per la Cina, la ferocia della vendetta di Putin e il rischio della minima associazione con essa hanno decisamente peggiorato la crisi». «Ci sono profonde differenze tra gli interessi, le motivazioni e le visioni russe e cinesi sull’ordine globale. Equiparando Putin e Xi, i leader occidentali rischiano di mettere da parte le possibilità di cooperazione internazionale, dando impulso al profondo allineamento Cina-Russia che temono esista già e mettendo il mondo sulla strada di un conflitto geopolitico molto più ampio». Due articoli su grandi giornali occidentali, due possibili segnali di un cambiamento di umore a Pechino. Il primo lo firma sul Financial Times Jonathan Haslam, storico delle relazioni internazionali a Cambridge; il secondo lo co-firmano sul Guardian Tobita Chow e Jake Werner, due accademici americani che si occupano di Cina.

Sono due articoli dal tenore differente: il primo è un’analisi molto argomentata, il secondo per certi toni ricorda gli editoriali del Global Times, il megafono in inglese del regime cinese. Entrambi però contestano la tesi di una Cina perdutamente inaffidabile sia strategicamente sia nell’esigenza immediata di trovare una soluzione decente alla tragedia ucraina, perché troppo interessata a danneggiare l’Occidente e dunque volutamente schiacciata sulla Russia.

Inaffidabile, invece, è la Russia vista da Pechino secondo Jonathan Haslam: «Quando tutto va bene, Mosca è fredda e non chiama nemmeno. Ma quando fa qualcosa di stupido senza preavviso e finisce nei guai, si precipita al telefono con richieste di aiuto». Ma non c’è un’alleanza di ferro sancita alle ultime Olimpiadi? Non proprio: «Molto prima delle accuse di atrocità in Ucraina, nell’ottobre 2020 la Russia stava rapidamente diventando un paria per aver spianato scuole e ospedali in Siria»: fu allora che Putin sollevò il tema dell’alleanza con Pechino. Ma la risposta di Xi è stata che «essendo i due Paesi così vicini, non hanno davvero bisogno di formalizzare nulla in quanto la loro relazione è “superiore alle alleanze politiche e militari dell’era della guerra fredda”». In teoria, un modo per dire che «non avere un’alleanza è in qualche modo più significativo che averne una», ma «a pensarci bene, un po’ sgonfiante anche per gli ottimisti». Un modo per non restare troppo invischiati alle follie dell’alleato, insomma.

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