L’inflazione migliora i conti pubblici
Veniamo ai conti pubblici. Il 2021 finisce molto meglio del previsto. L’aumento delle entrate, dovuto soprattutto alla maggiore inflazione, e una prudenza nell’esecuzione della spesa ci fa finire il 2021 con un deficit del 7,2 per cento contro il 9,4 per cento previsto a ottobre. Anche il rapporto di debito è più basso (150,8 contro il 153,5 per cento). Questa bonanza di entrate si estende al 2022 e rende possibile (insieme alla tassazione straordinaria degli extra profitti delle imprese energetiche) mantenere lo stesso obiettivo di deficit per il 2022 (5.6 per cento del Pil). Quindi niente scostamento di bilancio nonostante: (i) la minore crescita reale: (ii) i 15 miliardi di spesa addizionale già stanziati dal governo per contenere il costo delle bollette per famiglie e imprese, tagliare le accise su benzina e gasolio in aprile e aumentare alcune spese ritenute priorie (per esempio il miliardo per l’automotive); e (iii) dulcis in fundo, l’annuncio di un imminente decreto legge di aumentare, per un totale di 5 miliardi, la spesa per contenere il prezzo dei carburanti, realizzare le opere pubbliche previste, assistere i profughi ucraini e alleviare il costo del conflitto sulle aziende italiane. Miracoli dell’inflazione. Ma c’è un prezzo da pagare che non si più dimenticare. Il bilancio dello stato stanzia risorse per la spesa in termini di euro. Se i prezzi aumentano il potere d’acquisto di quelle risorse si riduce, a meno che queste non siano incrementate con stanziamenti aggiuntivi, come si intende fare per (alcune?) opere pubbliche e per i provvedimenti per contenere il costo dell’energia. Il che significa che le spese per tutte le altre voci di bilancio, per la sanità, la pubblica istruzione, la giustizia, la difesa, eccetera risultano tagliate in termini reali. In buona parte questo si traduce in un taglio degli stipendi dei dipendenti pubblici, in parte in minori risorse per acquisti di beni e servizi, in parte in minori trasferimenti a famiglie e imprese (per esempio, le risorse stanziate per l’assegno unico per i figli vengono erose corrispondentemente). Si salvano le pensioni visto il meccanismo di perequazione, ma sono in parte dato il ritardo con cui le pensioni vengono adeguate alla maggiore inflazione. L’inflazione quindi sta aiutando il finanziamento di certe spese, ma qualcuno paga.
LA STAMPA
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