Così le liti sulle riforme rischiano di far saltare gli obiettivi del Pnrr

di Serenella Mattera

Sono le riforme, il tasto dolente del Pnrr. Certo, il caro materie legato alla guerra impensierisce il governo perché impatta sugli investimenti previsti dal piano, l’attuazione nei territori è impresa complicatissima. Ma le fibrillazioni dei partiti di maggioranza rischiano di compromettere l’obiettivo, su cui l’Ue ha già acceso i suoi fari, di realizzare le riforme a lungo attese dall’Europa. Entro giugno va approvata la delega sugli appalti, entro dicembre la legge sulla concorrenza e tutti i suoi decreti attuativi (perciò il governo vorrebbe incassare il via libera delle Camere prima dell’estate). E poi ci sono la riforma del Csm e la delega sul fisco che riscriverà l’intero sistema delle tasse, dall’Irpef all’Iva. Solo sugli appalti qualcosa si è mosso finora: le altre leggi sono tutte ferme al palo in commissione, la concorrenza al Senato, Csm e fisco alla Camera. Il governo deve fare i conti con migliaia di emendamenti: i testi, è la linea, si possono modificare ma non stravolgere. Lo stallo è tale che, per non mancare gli obiettivi del Pnrr, Mario Draghi è pronto anche a mettere la fiducia. Ha promesso di non farlo sulla giustizia, però le trattative continuano a protrarsi, la tensione tra partiti e governo non si placa.

Fisco, scontro su catasto

Non solo la riforma del catasto, bersaglio del fuoco di fila del centrodestra. L’intera delega fiscale è da mesi al centro di un durissimo confronto in maggioranza. Un accordo di massima è stato raggiunto tra governo e partiti sul cashback fiscale, che permetterà di incassare in fretta sul conto corrente le detrazioni, e sulla flat tax per gli autonomi, con scivolo di due anni per chi guadagni più di 65mila euro. Ma il centrodestra chiede di rendere vincolanti i pareri che il Parlamento dovrà dare sui decreti del governo attuativi della riforma. E di evitare che il nuovo sistema duale di tassazione faccia salire le cedolari sugli affitti, ora al 10% e 21%, e le tasse sui Bot, oggi al 12,5%.

Csm, tutti contro tutti sul futuro delle toghe

In una nuova riunione fiume, che proseguirà oggi, la ministra Marta Cartabia ieri ha di nuovo provato a sciogliere i nodi della riforma. C’è la separazione delle carriere, con l’ipotesi di ridurre da 4 a 2 i passaggi da giudice a pm. C’è il tema delle ‘porte girevoli’ tra politica e magistratura, con Iv contraria ad alcuni punti del pacchetto del governo e decisa a mantenere i suoi emendamenti. C’è il sistema elettorale del Csm: Lega, FI e Iv spingono per un sistema con sorteggio ‘temperato’ dei collegi, che per il governo ha però solleva dubbi di costituzionalità. C’è il tema delle pagelle sulla carriera dei giudici, che vede il dissenso crescere nelle procure. Piccoli passi avanti, ma il voto in commissione slitta a lunedì.

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