Gianrico Carofiglio: “Perché non possiamo dirci equidistanti sulla guerra tra Russia e Ucraina”


Quindi condivide la necessità di nuove regole in tv di cui ha parlato Franco Di Mare?
“La condivido così tanto che la trasmissione Dilemmi che condurrò a maggio su Rai3 sarà caratterizzata dall’enunciazione espressa delle regole del dibattito civile: divieto di attacco alla persona, divieto di manipolazione e onere della prova”.


Nel degrado del discorso pubblico che ruolo svolgono i social?
“È una questione complessa. Producono ondate di rancore e fenomeni di rimbambimento collettivo. Come disse Umberto Eco, sono quel luogo dove anche un ubriaco, un tempo confinato alla cantina, può dire la sua con la stessa platea di un premio Nobel. Ma allo stesso tempo grazie ai social questa è la guerra più documentata di sempre: abbiamo più notizie per farci un’idea, per esercitare il nostro compito di cittadini”.


Gli italiani sono cauti di fronte all’invio di armi e alle sanzioni.
“La cautela è una virtù, un segno d’intelligenza e di coraggio maturo”.


Però lei ha detto che approva l’invio.
“Se c’è un popolo che si difende da un’aggressione con le bombe diventa complicato difendersi con le clave”.


Come giudica la frase di Draghi: o la pace o il condizionatore?
“Non è una battuta al suo livello. Ma comunque è un peccato veniale”.


Quella degli ucraini si può definire una resistenza, come la fecero i nostri partigiani?
“Mi sfuggono certi distinguo. Mi viene in mente una frase di Jung: pensare è molto faticoso, per questo la gente preferisce giudicare. E io aggiungo che le cose più stupide le dicono e le fanno le persone più intelligenti, non nonostante la loro intelligenza, ma proprio a causa della loro intelligenza”.


E di Putin che idea si è fatto?
“La mia idea su Putin è tutta in Shakespeare, Machbeth o Riccardo III. È la follia del tiranno che sta andando verso l’epilogo”.

REP.IT

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