Il piano B del governo. Con lo stop al gas russo consumi da razionare
Bisognerà attendere il 2023-2024 per completare l’incremento di nove miliardi di metri cubi di gas, capace da solo di colmare un terzo del fabbisogno da sostituire. Sono volumi importanti, ma che necessitano anche di tempi tecnici adeguati. E lo stesso copione si verifica anche per gli altri tentativi messi in campo in queste settimane. I cinque miliardi di metri cubi dal Congo, ad esempio, necessitano di un lavoro preparatorio non indifferente. E le rinnovabili pretendono investimenti e pazienza.
Nel corso delle riunioni operative vengono elaborati questi dettagli. E si studiano soluzioni che permettano, nel frattempo, di ridurre, dove possibile, i consumi energetici del Paese. Se servisse, si procederebbe ad esempio con il taglio dell’illuminazione di edifici, monumenti e luoghi pubblici, come previsto dal piano d’emergenza stilato da Cingolani (e sempre rispettando i criteri di sicurezza). E ancora, una delle strade analizzate è quella della riorganizzazione della climatizzazione estiva, prevedendo formule che ne contengano lo spreco energetico.
Ne ha fatto cenno proprio Draghi nell’ultima conferenza stampa. Ma sul tavolo c’è anche un altro scenario: rimodulare l’attività industriale di alcune filiere. In quest’ultimo caso con un paletto intangibile: mantenere invariato il livello di produzione, fondamentale per garantire la ripresa. L’opzione sarebbe però quella di razionalizzare l’operatività delle fabbriche.
Si guarda in particolare a quelle dell’acciaio e della ceramica. L’obiettivo è focalizzarsi sulle industrie e le filiere che producono a ciclo continuo, prevedendo di concentrare la produzione in alcuni periodi dell’anno, in modo da ottenere il massimo con minor utilizzo di energia.
L’altro gigantesco capitolo è quello delle rinnovabili. Nel corso delle riunioni che si sono tenute ieri, molto sforzo è stato dedicato anche alla diversificazione attraverso investimenti ingenti nel fotovoltaico e nel solare. Quest’ultimo dossier è centrale, perché prevede anche nuovi accordi con la Germania per la produzione di idrogeno.
Per rendere più agevole l’istallazione di impianti – e limare i tempi della burocrazia – il consiglio dei ministri approverà nuove norme sulle rinnovabili. Non domani, però, quando invece varerà un altro decreto sull’energia. Ma non basta: c’è da mettere mano all’idroelettrico. In Italia non è sfruttato a sufficienza: bisogna rosicchiare porzioni di energia anche in questo campo. Nel frattempo, però, sarà purtroppo necessario anche spingere al massimo con le centrali a carbone.
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