Toghe contro la riforma Cartabia: “Ci vogliono burocrati”. E invocano lo sciopero
C’è chi lo dice ad alta voce e chi se lo lascia sfuggire solo parlando con i colleghi. C’è chi usa toni più forti e chi frasi più istituzionali, ma la linea è la stessa: alle correnti dei magistrati la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario sulla quale è stato raggiunto un accordo sabato (instabile, perché Iv e Lega si sono defilate) non piace. Questa volta le associazioni di categoria sono compatte contro il testo sul quale la ministra ha faticosamente trovato una quadra con una parte della maggioranza. E c’è chi chiede all’Anm di proclamare lo sciopero. Ipotesi, peraltro, non del tutto esclusa, ma prima che il sindacato delle toghe si pronunci – per indire lo sciopero o per annunciare qualche altro tipo di protesta – passerà ancora qualche giorno. Il ‘parlamentino’ dell’Anm è stato convocato per il 19 aprile. Lo stesso giorno in cui la riforma dovrebbe approdare in Aula. In commissione, intanto, i lavori arrancano. E Italia Viva vota contro il governo.
Ma quanto il sindacato delle toghe sia contrario all’intervento legislativo risulta chiaro dalle parole che il segretario generale, Salvatore Casciaro, dice ad HuffPost: Quella che si sta materializzando è una riforma che altera profondamente la fisionomia della giurisdizione. Il giudice, che la Costituzione vuole soggetto solo alla legge, viene piegato a un ruolo di sudditanza gerarchica al Capo dell’ufficio che sarà arbitro dei carichi di lavoro e delle carriere dei magistrati del suo ufficio a dispetto dei principi di indipendenza interna. Un processo di normalizzazione che mira a trasformare i magistrati in burocrati. Il fascicolo delle performance travasa inopportunamente logiche aziendalistiche all’interno dei palazzi di giustizia. L’input che viene dato è quello di ‘smaltire’ i fascicoli, adeguarsi pedissequamente ai precedenti giurisprudenziali dei giudici “superiori” se si vogliono, beninteso, scongiurare ripercussioni negative sul piano delle valutazioni di professionalità o sanzioni disciplinari.
Il no al fascicolo delle performance: “Norma punitiva. Il risultato sarà una magistratura gerarchizzata, ossessionata solo dalla carriera”
Come si evince dalle parole di Casciaro, tra le varie misure che la riforma punta a inserire, quella contro la quale i magistrati sono disposti maggiormente a fare battaglia riguarda le valutazioni. La ministra Cartabia ha dato parere favorevole a emendamento voluto da Enrico Costa, parlamentare di Azione, che prevede l’istituzione di un fascicolo in cui sono inserite le performance di ogni magistrato. Una sorta di pagella, insomma, dove si annota quanti provvedimenti ha emesso, in quanto tempo, e quanti sono stati confermati successivamente. Poniamo il caso dell’attività di un pm: nel fascicolo sarà annotato l’esito delle sue inchieste, con riferimento a quante ne sono state archiviate e a quante, in giudizio, sono finite con un’assoluzione. Ancora, si specificherà quanti provvedimenti di arresto ha chiesto e quanti di questi sono stati convalidati dal gip, e così via. A stilare queste pagelle saranno i capi degli uffici. E questo è solo uno degli aspetti problematici, secondo le toghe. La paura, ci spiega più di un magistrato, è che questo strumento limiti l’indipendenza dai dirigenti degli uffici. E che, quindi, nel momento in cui deve prendere una decisione, il magistrato non lo faccia seguendo la libertà di coscienza, ma sia influenzato dal suo vertice. O, in ogni caso, dagli orientamenti precedenti in materia. E, quindi, ceda ad automatismi “tipici del burocrate”. “L’errore di prospettiva – aggiunge Casciaro – è ritenere che la riforma di una sentenza o il rigetto di un’istanza cautelare del PM riveli l’errore del magistrato ‘sconfessato’. Ciò tradisce una prospettiva culturale di retroguardia: la verità processuale si costruisce gradualmente in un percorso alimentato nella dialettica fra le parti, nel rispetto delle regole del giusto processo e non è certo elemento precostituito o già preconfezionato”.
Stefano Musolino, segretario di Magistratura democratica, la corrente più a sinistra delle toghe, cita Fabrizio De Andrè per spiegare la sua posizione: parlando con HuffPost richiama alla mente il giudice che imbocca la strada che dalle panche di una cattedrale porta alla sacrestia, quindi alla cattedra di un tribunale. E poi spiega: “Questa norma porta la magistratura indietro di 50 anni, recuperando quegli arnesi che hanno fatto male alla categoria. Si porrà il rischio che un giudice, quando decide, lo faccia pensando più al suo futuro che non agli interessi del cittadino. Il risultato sarà una magistratura gerarchizzata, ossessionata solo dalla carriera”.
Usa parole dure anche Angelo Piraino, segretario di Magistratura Indipendente, la corrente che guarda più al centrodestra: “Si vuole far dipendere queste verifiche, e quindi la possibilità per il magistrato di essere licenziato, dalla percentuale delle sentenze che vengono confermate nei successivi gradi di giudizio oppure, per i pubblici ministeri, dalla percentuale delle istanze cautelari o delle richieste di condanna che vengono accolte”. Se verrà approvata questa riforma, continua in una nota, “passerà il messaggio che esiste una magistratura superiore e una inferiore e che per non avere problemi i magistrati dovranno appiattirsi sulle idee di chi sta più in alto”. Da qui la richiesta di protestare contro il provvedimento: “Constatato con dolore che tutti i nostri tentativi di interlocuzione sono stati vani – osserva il magistrato – ci troviamo costretti a chiedere che l’Anm si mobiliti immediatamente e che vengano adottate tutte le forme di protesta più efficaci, per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sul grave stravolgimento della Costituzione che sta per essere realizzato”.
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