È possibile difendere il Donbass? I vantaggi russi e quelli ucraini: l’aggiornamento sulla guerra
di Andrea Marinelli e Guido Olimpio
Nel Donbass la battaglia potrebbe ricordare quelle della seconda guerra mondiale. Gli ucraini hanno a sud le brigate migliori, ma saranno in grado di sottrarsi alla morsa dei russi? Le variabili sono infinite. I punti deboli e forti dei due schieramenti
Putin non invade. Gli ucraini non resistono più di pochi giorni. Kiev sarà sottoposta ad un lungo assedio. Sono alcune delle previsioni bruciate in appena un mese di guerra: non è una critica, ma la constatazione di come sia possibile compiere errori, perché il campo e gli uomini incidono. Ora che si avvicina la nuova offensiva russa, gli strateghi tornano a dividersi.
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I vantaggi russi
Rispetto all’inizio dell’operazione speciale, Mosca può concentrarsi nella zona sud-sudest partendo da una posizione di vantaggio. Ha già in mano aree estese, per ora le linee di rifornimento non sono troppo lunghe. L’Armata può sfruttare il territorio pianeggiante, adatto ai movimenti delle unità meccanizzate: non ci sono più i terreni fangosi — la rasputitsa — che hanno letteralmente impantanato le truppe al nord. Al tempo stesso ha dalla sua un potenziale distruttivo notevole, composto dalle artiglierie, da missili terra-terra, da batterie di razzi/missili d’ogni tipo. Il piano è quello di rovesciare una pioggia di fuoco.
Secondo alcune valutazioni, la Russia sta cercando di imporre un livello di comando-controllo migliore, l’opposto di quanto fatto nelle scorse settimane quando ogni fronte si è mosso in modo quasi indipendente. Un errore — sostiene l’analista austriaco Tom Cooper — dato dal fatto che era il Cremlino a dettare gli ordini ai generali. Ora hanno designato Alexandr Dvornikov quale «condottiero»: ci sono perplessità sulle sue capacità, c’è chi sostiene che non abbia davvero esperienza di guerra al fronte, tuttavia conosce il teatro meridionale e magari potrebbe rinvigorire una leadership deficitaria.
Stime riportate dalla Bbc sostengono che avrà ai suoi ordini circa 90 Battaglioni (altri 30 sono decimati), probabilmente integrati da forze fresche e assistiti con maggior frequenza dall’aviazione, latitante quando è scattata l’invasione. Il piano dovrebbe essere quello di avere un controllo totale di Donetsk e Lugansk, le regioni separatiste e russofone del Donbass in cui si combatte da 8 anni, allargando poi l’area di influenza. Non viene escluso che i russi cerchino di creare una sacca attorno allo schieramento ucraino, martellandolo senza ingaggiarlo «da vicino»: possono chiuderlo dentro oppure lasciare una via di fuga ad un contingente sfinito.
Il dramma di Mariupol ne è la conferma, con i soldati asserragliati ormai nella sola area industriale, circondati da ogni lato. Un’eventuale conquista di Dnipro — la quarta città più grande del Paese — priverebbe Kiev di un polmone economico-industriale importante, sempre che gli impianti non siano distrutti prima. I mezzi inceneriti possono essere sostituiti da un arsenale ampio, seppur datato: la quantità, alla lunga, può battere la qualità. Non viene raccontato molto sulle condizioni dei «difensori», ma sono date per scontate perdite ingenti, con l’aggravante di non avere riserve infinite.
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