È possibile difendere il Donbass? I vantaggi russi e quelli ucraini: l’aggiornamento sulla guerra

I vantaggi ucraini

Gli analisti lo ripetono all’infinito: i rimpiazzi russi sono scadenti, resta la disorganizzazione, neppure la mobilitazione di 60 mila riservisti e il ricorso a elementi assoldati in gran fretta può cambiare lo status. Documenti trovati su mezzi distrutti in battaglia dimostrano che il personale non era di alto livello, con training relativo ed esperienza minima. Lo ribadiscono tanti ex generali occidentali: una volta che un reparto ha subito perdite del 10-20 per cento, è arduo riportarlo all’efficienza nell’arco di poco tempo.

Un’inchiesta della Bbc sostiene che sui 1.083 caduti ammessi da Mosca il 20% è rappresentato da ufficiali e che il 15% erano dei parà. Uomini che non rimpiazzi rapidamente. Non solo. Di solito chi attacca deve avere un rapporto di 3 a 1 rispetto a chi si difende: gli osservatori sostengono che i numeri non aiutino gli ufficiali del neo-zar. L’Armata deve poi dimostrare un maggiore coordinamento tra le diverse componenti (terrestre, aviazione), un aspetto insufficiente nella prima fase: le debolezze si trasformano in punti di forza per l’avversario.

Gli ucraini hanno al sud le brigate migliori, temprate da anni di confronto, rifornite di informazioni di intelligence dalla Nato, con grande conoscenza dell’arena e delle direttrici della minaccia. Saranno in grado di avere flessibilità e dinamismo per sottrarsi alla morsa? Oltretutto, notano alcuni analisti, un conto è circondare le forze ucraine facendo un cerchio sulla mappa, un altro è farlo su un territorio vasto centinaia di chilometri.

L’assenza di vegetazione fitta può diventare un handicap per la resistenza. Qualche commentatore ha ipotizzato che lo scontro sarà molto diverso da quello visto nel nord, dove l’invasore è stato arrestato da ostacoli fisici come i ponti saltati, cittadine-fortezza e mobilità. Nel Donbass la battaglia — dicono — potrebbe ricordare quelle del secondo conflitto mondiale, con linee di corazzati, cannoni dalla lunga gittata. Abbondano nelle analisi i se e i ma, le variabili sono infinite.

Gli schieramenti

Alcuni dei giudizi sono strettamente «tecnici», basati sull’esperienza. Altri implicano un passo successivo, evidente: se l’Armata non è invincibile vale ancora di più spedire nuove armi a Zelensky, in modo che possa sventare i progetti del nemico. Gli occidentali, vittime delle previsioni sbagliate e sorpresi dall’andamento della guerra, non hanno dato subito il materiale bellico richiesto. Adesso stanno recuperando: una fonte del Pentagono ha affermato che vengono effettuati 9-10 voli di rifornimenti al giorno.

Poi hanno reagito con mosse concrete e qualche promessa da mantenere verso l’alleato su cannoni, corazzati e caccia, mezzi ritenuti indispensabili per raggiungere un risultato. Un membro del congresso americano ha chiesto al capo di Stato Maggiore, il generale Mark Milley, quale sarebbe la «vittoria» per Kiev. «Un’Ucraina libera e indipendente, con un’integrità territoriale intatta», ha risposto il generale Milley. «Ma non sarà facile».

CORRIERE.IT

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