Putin scava un altro fossato e impedisce di aprirci a est
Strana sorte quella di tanti come il sottoscritto, sorte comune, non biografia privata, che non conta mai nulla. È un ricorso storico: la politica estera russa mette all’angolo non solo quelle posizioni che comprendono, come abbiamo visto, la necessità per i Paesi europei di ripensare strategicamente i propri rapporti con la Russia, ma la stessa presenza di posizioni critiche al loro interno nei confronti della politica imperiale americana. Budapest, Praga, Polonia, Afghanistan – e ogni volta in Europa sinistra, o come volete chiamarla, in ginocchio. E non, si badi, “sinistre” di governo (come l’attuale in Italia, che di “sinistra” non ha dichiaratamente più nulla), e meno ancora stalinisti vari, ma proprio quella che era assolutamente contro, ieri, il modello sovietico e oggi quello putiniano, ma non in nome di quel non-pensiero unico che vede soltanto ex America salus. È come se la Russia operasse per distruggere ogni volta lo spazio di agibilità politica di un pensiero critico, perché tutti noi si sia costretti a giurare sulle virtù pacifiste della Nato e a dimenticare Baia dei Porci, Vietnam, Cile e Iraq. Di più: perché diventi del tutto superfluo interrogarci sulle cause di ingiustizie e disuguaglianze, sui rapporti di potere che regolano la globalizzazione, sulla natura politica dei rapporti sociali e di produzione che dominano il pianeta. Ogni domanda, ogni dubbio debbono venire fagocitati dalla decisione: o sei nel mucchio, tutti insieme, contro la Russia, o sei il Nemico. Ed è inevitabile sia così quando si scatena la guerra. Tra pace e guerra, alla fine, non c’è medio. Ben scavato, grande Russia – hai scavato un’altra volta la fossa a un pensiero critico che valga politicamente, poco male – ma perché a te stessa?
Ma non è più il ripetersi di precedenti situazioni. Ora è guerra civile, in seno all’Europa. La guerra tra Ucraina e Russia è guerra civile in tutti i sensi. E avviene sulla faglia sismica più pericolosa d’Europa. Anche nei Balcani era guerra civile. Ma qui la Russia restava al margine. Ora il fronte è russo-europeo. Manca la terra di nessuno. La guerra civile assume un significato e un peso epocali, poiché interessa le due dimensioni, separate e indivisibili, del nostro destino: Europa occidentale e Russia. Il mondo è cambiato per questo. Per due volte le guerre civili europee hanno prodotto catastrofi globali, e in entrambi i casi vi era la Russia, era la sua presenza a rendere la guerra civile guerra mondiale. Dove cresce il pericolo, lì, al suo interno, cresce anche la speranza, dice un poeta. Cerchiamo di operare per dargli ragione. Il tempo che resta è poco.
LA STAMPA
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