Se sull’Ucraina l’Anpi diventa troppo pacifista

Luca Bottura

Sono iscritto all’Anpi. Avevo incamerato la prima tessera una decina d’anni fa a una Festa de l’Unità a Conselice, provincia di Ravenna. Per un motivo: colà si editavano fior di bollettini partigiani e ancora oggi è una sezione particolarmente legata alla libertà di stampa. A un certo punto avevo due tessere. L’altra, veniva a portarmela a casa un vecchio partigiano che improvvisamente non è venuto più. Temo di sapere perché. Anzi, mi sa che sono indietro di qualche quota. Sono iscritto perché antifascista: un valore non negoziabile anche per chi, come me, ama prendere parte ma laicamente. Un valore di cui sono in qualche modo figlio, dacché mio padre l’8 settembre finì in un campo di concentramento polacco per aver detto no ai repubblichini. Tornò che pesava 38 chili. Liberato dall’Armata Rossa.

Sono iscritto all’Anpi ed è per questo che vorrei porle un interrogativo: avete capito cosa state dicendo e con quale peso? Prendo spunto dal manifesto, molto commentato anche sui social, in cui ci si richiama all’Articolo 11 della Costituzione, quello sull’Italia che rifiuta la guerra per dirimere le questioni internazionali, abbinando al messaggio una grafica in cui compaiono bandiere della Pace e vessilli ungheresi alle finestre. Quella magiara è una svista, un semplice tricolore al contrario, anche se la storia post-resistenziale, anche quella del Pci, insegna che insieme al vessillo di parte andava sempre esposta la bandiera nazionale. Come nel simbolo che disegnò Guttuso. Come nella bandiera del Cln. Per il verso giusto, però. Come prescritto dall’articolo 12, il successivo. Ma anche quello precedente è, diciamo così, interpretato. Dirottato. In base più a una contingenza politica che non della visione storica cui l’Anpi dovrebbe essere ligia. Ché essere pacifisti si può, si deve. Ché aumentare le spese militari è molto possibile che non serva a nulla. Ché pensare alla fornitura di armi come via principale per sconfiggere il Golia russo è quantomeno strabico. Ché l’Ucraina è per molti versi un’oligarchia minore, con libertà di espressione a livelli sovietici, retta da un personaggio non privo di opacità. Un popolo con importanti sacche filonaziste. Ché con Mosca bisogna trattare, come del resto ha detto proprio Zelensky, nonostante le stragi di civili.

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