Se sull’Ucraina l’Anpi diventa troppo pacifista

Però… nel 1943 i partigiani combatterono, per la pace. Nel 1943, la Resistenza fu decisiva solo quando divenne insurrezione popolare. Nel 1943, l’Italia era un posto profondamente fascista fino al giorno prima, prono – anche dopo – ai nazisti, dei quali fummo camerieri per le stragi di Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, e altre ancora, oltre che per gasare gli ebrei alla Risiera di San Sabba. Nel 1943, il re era un vigliacco fuggito senza lasciare ordini, dopo aver favorito ascesa e conservazione del fascismo. Nel 1943, se gli alleati avessero applicato all’Italia i codici d’ingaggio che l’Anpi applica agli ucraini, Benito Mussolini sarebbe morto nel suo letto. Quanto alla bandiera della pace esposta insieme a quelle ungheresi, fa il paio con quella che garrisce al mio balcone. La stessa che avevo appeso quando gli americani si inventarono armi chimiche inesistenti per invadere l’Iraq. La preferisco a quella ucraina perché non sono nazionalista. Detto questo: perché era giusto manifestare a favore dell’autodeterminazione di Saddam, e di Kiev no? Da decenni, in questa parte di mondo, ci sgoliamo a ripetere che il contrario del fascismo non era il comunismo, ma la democrazia. Cioè il contrario, anche, del pastiche autoritario che ha sostituito la dittatura del proletariato con una combinazione del peggio di capitalismo e socialismo reale. Davvero vogliamo offrirgli una sponda con questo tartufismo? Davvero vogliamo offrirla, qui da noi, a chi ancora pensa che i partigiani volessero sostituire dittatura a dittatura? Se sì, beh, non in mio nome.

LA STAMPA

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