Vittorio Colao: “La guerra in Ucraina non cambia il Pnrr. Ora investiamo sulla sicurezza e difendiamo le nostre imprese”
GIUSEPPE BOTTERO
«Siamo in un’economia di emergenza, bisogna riprogrammare le risorse e stare vicini ai settori che avranno grandi contraccolpi, dall’energia alle materie prime. Ma sbaglia chi dice che il Pnnr è da buttare». Il governo fibrilla sul fisco e la giustizia, i prezzi corrono a un livello mai visto da decenni, le tensioni internazionali si scaricano sui bilanci delle imprese eppure Vittorio Colao resta ottimista. «L’inflazione durerà mesi, forse anni, dipende da come andrà il conflitto. Ora generazioni di dirigenti e di politici dovranno imparare a adattarsi in fretta: la capacità di reagire c’è, l’Europa ha stupito tutti e i governi hanno imparato a muoversi più velocemente di prima» dice il ministro per l’Innovazione tecnologica e per la transizione digitale intervistato dal direttore de La Stampa Massimo Giannini per “Trenta minuti al massimo”.
Ministro, dovremo scegliere tra pace e condizionatori come ha detto il premier Mario Draghi?
«Dovremo
scegliere tra tante cose: tra alcune forme di generazione dell’energia e
altre, tra alcuni modelli di stili di vita e altri, con quale velocità
effettuare alcune transizioni. Dobbiamo cambiare tante regole, fare
scelte a lungo termine senza lasciarsi prendere dalle ideologie».
Il suo ministero è uno dei fulcri fondamentali del Pnrr, c’è
chi dice che con questa guerra il piano sia già tutto da buttare. Lei
concorda?
«Non sono d’accordo, perché i fondamenti del Pnnr
sono strategici. Diverso è dire che alcune delle implementazioni
dovranno tenere conto che c’è l’inflazione. Dobbiamo essere attenti,
mantenere la barra dritta in un mare che ha onde molto più alte».
Servirà uno scostamento di bilancio?
«Ci sono
cose che possiamo fare senza ricorrere allo scostamento di bilancio, e
le stiamo già facendo. Poi ci sono temi più rilevanti come l’energia,
che richiedono soluzioni più complesse. In quel caso io penso che a
livello europeo i capi di governo si siederanno al tavolo e decideranno
cosa fare».
Arriviamo alla transizione digitale: a che punto è? Ogni tanto si sente dire che è fallita…
«Stiamo
andando molto bene: abbiamo venti iniziative implementate o in
attuazione mentre tre stanno ancora cercando di trovare la loro strada.
La gara per la fibra è stata chiusa, il polo strategico nazionale anche
assieme a scuole e sanità. È successa una cosa incredibile. Abbiamo
aperto una piattaforma su cui scuole, comuni e ospedali possono chiedere
i soldi: ci sono state amministrazioni che dopo un minuto e venti
secondi si sono fatte avanti. I primi comuni sono stati Stazzema e
Martina Franca. In una settimana sono stati assegnati quasi dieci
milioni. Non facciamo più bandi in senso classico ma avvisi con costi
standard e in questo modo semplifichiamo molto la procedura di
adesione».
Tante volte parlando con le persone c’è la sensazione che non
si capisca: questi bandi a cosa porteranno? Facciamo esempi concreti.
«Ho
qui la app Io, che è la app della pubblica amministrazione: siccome
siamo collegati all’Inps, mi è arrivato un avviso per ricordarmi di
pagare i contributi a una collaboratrice domestica. Per farlo mi sono
bastati tre clic. L’ho mostrata a un ministro tedesco, mi ha guardato
sgranando gli occhi. Questo lo faremo anche con l’Agenzia delle Entrate,
per le multe e i bolli. La stessa cosa per il fascicolo sanitario
elettronico».
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