Medvedev, l’ex presidente russo gentile diventato uno dei falchi di Putin
Eppure, le speranze sollevate tra i liberali russi furono reali. Medvedev diede perfino un’intervista alla Novaya Gazeta, il giornale di opposizione ora chiuso dalle autorità. Raccontano che per un breve periodo egli coltivasse anche l’idea di un secondo mandato, spinto dai collaboratori più liberali come Gleb Pavlovsky. Ma nei fatti, nonostante i discorsi progressisti, cambiò poco. E nell’estate del 2011, dopo una riunione di Putin con gli oligarchi in Crimea, l’illusione e la ricreazione finirono. Putin e Medvedev annunciarono la famosa rokirovka, lo scambio di posizioni: il primo tornò al Cremlino, l’altro divenne il suo obbediente premier, di fatto il suo parafulmine. Fino al 2020, quando Putin lo destituì, anche perché nel frattempo le accuse di corruzione lo avevano indebolito e reso uno dei personaggi politici più osteggiati dai russi. In un video su YouTube visto da 40 milioni di persone, Aleksej Navalny documentò le proprietà illegali di Medvedev: palazzi, yacht, una proprietà vinicola in Italia, asset finanziari per oltre un miliardo di dollari.
Ora Dmitrij Medvedev ha definitivamente gettato la maschera. «Si esprime come se fosse da sempre un ultranazionalista antioccidentale e forse lo è sempre stato», scrive la Nezavisimaya Gazeta. A Mosca circola la voce che potrebbe prendere la guida del Partito liberaldemocratico, la formazione di estrema destra nazionalista orfana del suo capo e fondatore Vladimir Zhirinovsky, scomparso nei giorni scorsi, per rilanciarsi alle elezioni della Duma del 2024. Sempre con il benestare di Batman-Putin, ovviamente.
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