Il dilemma del genocidio: si esige la prova dell’intento di distruggere un “gruppo”

È vero – in sintesi – che siano stati commessi dei crimini di guerra da parte dell’esercito russo, che è necessario trovare i responsabili e fare sì che paghino, ma per parlare di genocidio sarebbe troppo presto. I cauti – politici e giuristi – sanno che l’escalation delle parole non serve alla causa della negoziazione, che accuse di questo tipo a conflitto in corso hanno storicamente dimostrato di prolungare e esacerbare la battaglia anziché aiutare la pace, soprattutto sanno che è difficile, se non impossibile, provare l’intento genocidario in Ucraina.

Inoltre, riconoscere una campagna di genocidio in Europa, significherebbe per la comunità internazionale un obbligo di azione. Ecco forse la ragione della cautela.

Diversa la posizione di Bohdan Vitvitsky, che ha servito come consulente legale presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Kiev e ha lavorato come procuratore federale negli Stati Uniti – ha meno dubbi e meno cautela, e ritiene che i crimini dell’esercito russo in Ucraina rispecchino chiaramente e senza ambiguità il linguaggio genocida di Putin e dei suoi propagandisti.

In un intervento sull’Atlantic Council di pochi giorni fa ha sottolineato come da anni Putin metta in dubbio la legittimità della statualità ucraina, insistendo sul fatto che gli ucraini siano davvero russi, e sostenendo che l’intera nozione di un’Ucraina separata dalla Russia sia stata creata artificialmente da potenze straniere. Vitvisky ripercorre le affermazioni di Putin a partire dal saggio del 2021 “Sull’unità storica di russi e ucraini”, il cui il presidente russo nega l’esistenza della nazione ucraina. Il saggio, non casualmente, è stato reso lettura obbligatoria per tutti i membri dell’esercito. «Il messaggio all’esercito invasore – scrive Vitvisky – non avrebbe potuto essere più chiaro: l’Ucraina è uno stato illegittimo e tutti gli ucraini che insistono diversamente sono traditori e nemici della Russia che dovrebbero essere trattati in modo appropriato».

Vitvisky analizza i discorsi di Putin del 2022, pensati per giustificare l’invasione. Putin passa a definire gli ucraini neo-nazisti e tossicodipendenti e promette di denazificare il paese. I media russi lo seguono e cominciano a predicare il genocidio. Quando emergono le immagini dell’eccidio di Bucha l’agenzia statale russa Ria Novosti pubblica un articolo titolato “Cosa la Russia dovrebbe fare con l’Ucraina”, articolo che spiega in sostanza che de-nazificare significhi de-ucrainizzare, la stessa indipendenza del paese viene denunciata come un atto criminale e nazista. «Denazificazione», scrive Ria Novosti, «è inevitabilmente anche deucrainizzazione». Questa è la classica ideologia genocida: corrisponde ai tipi di giustificazioni che si trovano nell’Olocausto, nel genocidio ruandese, nel genocidio armeno e in tutti gli altri casi principali.

Nonostante questa campagna mediatica massiccia e sempre più spregiudicata, molti funzionari e diplomatici rimangono prudenti, ma, scrive ancora Bohdan Vitvitsky, «credo che sia un genocidio così sfacciato che gli autori ne hanno effettivamente pubblicizzato le intenzioni in anticipo. Se milioni di ucraini ora muoiono a causa dell’inazione internazionale, nessuno può affermare di non saperlo».

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