Putin criminale come Al Sisi i due dittatori vanno processati
Domenico Quirico
La guerra, la guerra, che porcheria. Che macello. Lo scompiglio totale. Più nulla è al suo posto. Uccidere diventa legittimo. Non più parole ma solo grida, minacce e ordini. I nemici sono implacabili, assetati di sangue, dei veri selvaggi. Invece di allargare le nostre frontiere umane le restringiamo. Invece di avanzare ripieghiamo nella barbarie. L’uomo? Buono per uccidere, buono per crepare.
Eppure c’è qualcosa che ci tiene al di qua della rassegnazione. È il Diritto. La memoria dei fatti scritta nei verbali del diritto. È questo che tiene lontano dalla contaminazione del male. Ogni atto che vien compiuto, i civili uccisi, i saccheggi, gli stupri, le violenze, le torture sono fissati, catalogati, descritti: delitti. Occorre documentarli, provarli con le testimonianze, i riscontri oggettivi e poi diventeranno giudizio, colpa e punizione. È questo che ci separa dagli assassini, singoli o collettivi; nel crimine contro l’uomo non ci sono «piccolezze», esiste solo ciò che ha valore, cioè l’uomo stesso e la sua sofferenza.
Sì, in questa enorme, assurda realtà della guerra che continuamente smentisce il diritto ecco il luogo della sua obbligatoria resurrezione. Non gettare la spugna. Rifiutare un determinismo storico per cui è la guerra stessa che giustifica i propri crimini, si auto assolve. In questo modo si purificano senza appello tutti i grandi e piccoli esseri nocivi all’umanità che nella guerra trovano spazio e autorità. È l’origine della forza dei Putin e insieme la nostra debolezza di mondo del Diritto, poiché malgrado la rigettiamo non abbiamo talvolta trovato una risposta soddisfacente. Che è proprio la ragione del diritto. E bisogna declinarla comunque, prima che la compassione del mondo per le vittime si esaurisca.
Ma la sporca guerra in Ucraina fa emergere con evidenza la responsabilità dello Stato, dei capi supremi, in questi delitti. Un dibattito pubblico il cui vetriolo spero porterà lontano. Oltre questa guerra. Non sono soltanto i soldati che hanno violato ogni legge a dovere essere processati, o gli ufficiali che li comandano sul campo di battaglia. Quelli che tenteranno di giustificarsi dicendo: ma ho obbedito agli ordini. C’è una colpa più grande, precedente, di coloro che li hanno incitati alla guerra senza imporre regole, non li hanno puniti per le violazioni, li hanno coperti. Allora la colpa degli uni, degli esecutori materiali delle atrocità, diventa la colpa anche degli altri, i generali, i ministri, il capo.
Avete risvegliato i lati oscuri, rinfocolato l’odio, avete fatto risorgere per l’ennesima volta il buio? Ebbene. Avete fatto male i conti. Puniremo anche voi. È nell’audacia del diritto che troveremo la salvezza. Fondiamo la pace su questa mirabile aritmetica dei codici universali. L’orrore anche firmato dai Grandi, non dimostra nulla, non ci sradica.
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