“Senza armi sarà un massacro”. Dagli Usa elicotteri e artiglieria. Finlandia e Svezia verso la Nato

Matteo Sacchi

Equilibrismi di guerra. Mentre la pressione russa sul Donbass si appresta a salire in modo esponenziale i governi occidentali devono muoversi su un filo sottile per evitare, da un lato, che il conflitto si allarghi con conseguenze tremende, dall’altro che la macchina da guerra di Mosca, acciaccata ma enorme, schiacci l’Ucraina. Si spiegano così le dichiarazioni e i rumors, spesso contrastanti che escono dal Pentagono e dai vari ministeri della difesa. Partiamo dalle quasi certezze: l’annuncio dell’amministrazione Biden di altri aiuti militari all’Ucraina per 800 milioni.

Se gli aiuti sono praticamente sicuri sul cosa sia incluso nel pacchetto c’è molta meno chiarezza. Ci si muove con discrezione perché non è proprio una buona strategia far sapere al Cremlino cosa è in arrivo. Ma annunci e smentite derivano anche dalla paura di imboccare strade senza ritorno. Di certo il Pentagono ieri ha incontrato otto colossi tra i fabbricanti di armi per discutere dei nuovi aiuti militari all’Ucraina. Il dipartimento della Difesa ha invitato fra gli altri, di Lockheed Martin, Raytheon e L3 Technologies. Raytheon e Lockheed Martin insieme producono i sistemi anti-carro Javelin, mentre Raytheon i missili Stinger. Il consumo di queste armi da parte dell’Ucraina ha raggiunto livelli mai visti in nessun conflitto e rifornirla è prioritario per gli Usa che iniziano a esaurire le scorte, ridotte ormai di un terzo per i Javelin e di un quarto per gli Stinger. Più complessa la gestione di altri armamenti. Proprio ieri Zelensky aveva diffuso un videomessaggio in cui spiegava che «Per continuare a difendere eroicamente il mondo dall’aggressione russa, l’Ucraina ha bisogno di un elenco specifico di armi». Ha chiesto: «artiglieria pesante, mezzi corazzati pesanti, sistemi di difesa aerea e aerei». La Casa Bianca ha molto sottolineato la telefonata di un’ora tra Joe Biden e il presidente ucraino per aggiornarlo sul sostegno americano. Lo stesso Biden ha precisato che questo pacchetto conterrà anche: «nuovi sistemi che includono artiglieria e mezzi corazzati per il trasportotruppe». E anche elicotteri. Alcune fonti avevano riferito l’invio dei Mil Mi-17 di fabbricazione sovietica, sarebbero di facile utilizzazione per gli Ucraini e possono essere trasformati in cannoniere volanti con capacità anticarro. L’invio di obici semoventi e missili a medio raggio consentirebbe agli ucraini di rispondere meglio al potente sistema di artiglieria che accompagna i reparti russi. Si è parlato in questo ambito degli obici Zuzana da 155 mm. della Slovacchia che si è detta disponibile anche a riparare i tank ucraini danneggiati.

Non stupisce, quindi, che Mosca abbia fatto sapere che la Russia considererà veicoli Nato che trasportino armi sul territorio ucraino come «bersagli militari legittimi». Non stupisce nemmeno il pessimismo dell’Onu che, per ora, non vede possibilità vere di tregua. Una situazione complessa in cui la paura della nuova aggressività del Cremlino, verso chi è vicino all’Occidente, ma non è ancora nella Nato, ha portato un’accelerazione nelle scelte di Finlandia e Svezia.

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