Il folletto sogna l’ultima metamorfosi: arbitro globale della libertà d’espressione
E veniamo all’altro punto, ovvero cosa è successo alle nostre vite da quando esistono i social network (Facebook, il primo, è del 2004). Di fatto hanno creato una grande piazza globale dove tutti possono parlare con tutti, dove siamo tutti allo stesso livello: il mio post vale quello del segretario delle Nazioni Unite o del Papa teoricamente. Uno vale uno, il fortunato slogan del MoVimento Cinque Stelle, nasce in questo contesto qui. Questa cosa all’inizio a molti sembrava meravigliosa, ma poi ci siamo accorti che non era così. Che senza nessun filtro eravamo esposti alla manipolazioni, alle bugie costruite su misura, e anche alle aggressioni verbali. I social, che erano nati per unire il mondo, si sono rilevati spesso strumenti per dividerci, polarizzando le discussioni, premiando i contenuti più estremi perché creano più partecipazione e quindi aumentano i profitti dei gestori delle piattaforme. Abbiamo barattato la salute delle nostre democrazie con il profitto di un paio di aziende della Silicon Valley.
Il referendum della Brexit, pesantemente condizionato dagli algoritmi di Cambridge Analytica e dai bot creati in una fabbrica di San Pietroburgo, sono stati il primo di una lunga serie di esempi degli effetti nocivi dei social sulle democrazie. Piano piano quindi è cresciuta la richiesta di una moderazione attiva dei contenuti: cancellare le fake news, bannare i violenti, modificare gli algoritmi in modo da non favorire più gli estremisti. Piano piano la libertà di espressione piena e totale che c’era all’inizio ha ceduto il passo ad un controllo sempre più forte dei contenuti. Il bollettino dei contenuti cancellati e dei profili bannati è diventato una medaglia. La pandemia da questo punto di vista ha segnato un’accelerazione importante. Nel nome della salute pubblica è stato deciso di levare la voce a tutti coloro che esprimevano dubbi sulle strategia di contenimento del virus: i No Vax.
È contro tutto questo che intende muoversi Elon Musk. Per questo la vicenda è al tempo stesso preoccupante e appassionante. Ci chiede di domandarci quali debbano essere i limiti della libertà di espressione. —
LA STAMPA
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