Finlandia, Svezia e Nato: patto per la libertà
Andrea Gilli*
Di fronte alla rinnovata aggressività e brutalità russa, mercoledì, le premier di Svezia e Finlandia, Magdalena Andersson e Sanna Marin, hanno annunciato, in una conferenza congiunta, di voler accelerare il dibattito domestico sull’ingresso dei loro rispettivi Paesi nella Nato. Eventualmente, la domanda ufficiale verrà avanzata fra qualche settimana, prima del vertice Nato di Madrid previsto per fine giugno. Le implicazioni di un ingresso dei due Paesi nell’Alleanza Atlantica sono notevoli e molteplici.
In primo luogo, questa possibile evoluzione segna l’ennesima sconfitta strategica di Vladimir Putin che finora è solo riuscito a rafforzare la Nato con la sua politica fatta di duplicità, minacce e aggressioni. Questa volta, il rafforzamento è particolarmente importante perché porta nell’Alleanza due Paesi storicamente neutrali – ovvero che per una serie di ragioni strategiche (le minacce sovietiche), storiche (la seconda guerra mondiale) e politiche (la socialdemocrazia) non hanno mai fatto parte della Nato – segnalando quindi come in alcune ere storiche non ci sia molto spazio per la neutralità.
In secondo luogo, sempre a livello politico, l’eventuale ingresso di Svezia e Finlandia ci ricorda la differenza tra “noi” e “loro”. Potrebbero far richiesta di entrare nella Nato due tra i più democratici Paesi al mondo mentre la loro domanda dovrà poi essere approvata da tutti gli Alleati, anch’essi in larga parte Paesi liberal-democratici. Il massacro di Bucha ci ricorda invece come si entra nella Federazione russa: tramite invasioni militari, crimini di guerra ed estirpazione delle identità nazionali.
Domanda: perché due Paesi ricchi, con forze armate avanzate e già parte dell’Unione europea vogliono entrare nella Nato? Ci sono molteplici ragioni, ma una spicca sulle altre: la capacità di deterrenza nella Nato. La politica estera di Vladimir Putin è, alla fine, quella di un bullo che se la prende con i più deboli e indifesi. Entrando nella Nato, i due Paesi neutralizzano le minacce russe. L’eventuale ingresso di Svezia e Finlandia rafforza inoltre, ulteriormente, le ragioni per la cooperazione tra Nato e Unione europea nel campo della difesa. Il numero di Paesi che fa parte di entrambe le organizzazioni sale, dando così maggiore incentivo a sincronizzare gli sforzi delle due organizzazioni volti ad aumentare le capacità militare dei Paesi europei.
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