Finlandia, Svezia e Nato: patto per la libertà
Svezia e Finlandia sono poi già partner della Nato (come l’Ucraina e, per inciso, anche la Russia – anche se con questa tutto è congelato). Le forze armate dei due Paesi sono quindi già capaci di operare congiuntamente a quelle dell’Alleanza. Sono anche forze armate note per la loro competenza e per la loro efficienza. A ciò si aggiungono le capacità industriali e tecnologiche dei due Paesi, tra cui spiccano quelle sottomarine e le comunicazioni. In particolare, la finlandese Nokia e la svedese Eriksson sono tra le aziende più avanzate nel campo del 5G: tema sensibile per la Nato, visti i rischi legati allo spionaggio.
La Russia, nel suo stile, ha già annunciato ritorsioni: Mosca potrebbe addirittura dispiegare armi nucleari a Kalingrado e puntarle sulle capitali europee, per tutelarsi. In altre parole, la Russia si deve tutelare perché chi viene minacciato da Mosca intende difendersi. Al Cremlino sono forse indietro con la strategia, ma di sicuro si sono portati avanti con la sceneggiatura. Ciò detto, la Russia dispiega già, da anni, a Kalingrado missili a medio-lungo raggio: è la ragione per cui nel 2019 l’amministrazione Trump uscì da trattato Inf che le vietava. Non sappiamo se i missili dispiegati a Kalingrado siano nella versione convenzionale o nucleare: ma ciò evidenzia ulteriormente come non ci si possa fidare di Mosca e delle sue duplicità.
Aumenta il rischio di guerra? Premesso che i Paesi non hanno ancora fatto domanda e questa dovrà essere poi accettata, la risposta è un chiaro no. Il passo non solo aumenterebbe la sicurezza di due importanti Paesi europei, ma anche la loro libertà, e con essi, la nostra.
*Senior Researcher al Nato Defense College. Mauro Gilli è Senior Researcher al Politecnico di Zurico. Le opinioni sono personali e non della Nato o del Nato Defense College
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