Donbass, scatta l’assalto
«Prendetevi cura dei vostri figli», hanno detto le autorità del posto rivolgendosi a coloro che non hanno ancora lasciato gli insediamenti bombardati dalle truppe russe. In alcuni casi si è registrato l’accanimento sulla popolazione. Un’intera famiglia che tentava di fuggire proprio da Kreminna è stata uccisa dai soldati russi. Spiega Gaidai: «La mattina del 18 aprile, i residenti di Kreminna hanno cercato di evacuare con i propri veicoli. I russi hanno aperto il fuoco su un’auto con civili a bordo. Quattro persone sono rimaste uccise. Una persona gravemente ferita è ancora sul posto. I medici non possono raggiungerla a causa dei bombardamenti senza fine», ha riferito il funzionario.
Le forze ucraine a loro volta non sono state a guardare, mettendo a segno una serie di successi con la liberazione di diversi insediamenti intorno alla città di Izium, nella regione di Kharkiv. La città è la sua periferia in direzione Slobozhanskyi sono il centro nevralgico di raggruppamento delle truppe russe, costituendo la più alta concentrazione di unità di Mosca. Secondo fonti di Kiev sa ebbero presenti ben ventidue battaglioni. Due missili russi invece hanno colpito la città di Dnipro, nell’Ucraina centro-orientale, due i feriti, distrutte anche alcune infrastrutture ferroviarie. I missili hanno colpito i distretti di Synelnykiv e Pavlograd. La vicepremier Iryna Vereshchuk esclude che oggi possano essere aperti corridoi umanitari verso la stessa città.
La violenta offensiva, che coinvolge l’Est del Paese era stata prevista dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky tornato a chiedere armi all’Occidente definendo ogni ritardo nelle forniture come un «permesso alla Russia per uccidere» la sua gente. «Mentre stanno distruggendo Mariupol, vogliono spazzare via anche altre città e comunità nelle regioni di Donetsk e Lugansk», ha aggiunto denunciando la deportazione, da parte dei russi, di 5.000 bambini dei quali non si hanno più notizie. Sul destino dei bambini un gruppo per i diritti umani della Crimea ha denunciato inoltre che i russi avrebbero portato via con la forza da Mariupol circa 150 bambini, 100 dei quali ricoverati in ospedale, per condurli «nel Donetsk occupato e a Taganrog, in Russia».
Appare chiaro che dopo aver issato la bandiera russa nella città portuale e chiuso di fatto (al netto della resistenza che prosegue nell’acciaieria) il mar d’Azov, i russi puntano ora a prendere il Donbass come richiesto da Vladimir Putin, che ha posto il controllo della regione come condizione minima per sedere di nuovo al tavolo negoziale.
Non è chiaro se l’occupazione però potrà essere completata entro la data del 9 maggio, giorno in cui sono previste a Mosca le celebrazioni per la vittoria della grande guerra patriottica contro il nazismo. Una scadenza fortemente voluta da Putin che non ammette errori nel Donbass dopo lo smacco del ripiegamento da Kiev e l’affondamento della nave Moskva. L’offensiva tuttavia è meno veloce delle previsioni (degli ucraini), in linea con la tradizionale tattica russa che prevede tempi diluiti ma determinazione inesorabile, trasformando il conflitto in una guerra di logoramento.
LA STAMPA
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