Il punto di Andrea Margelletti: “Se Mariupol resisterà a lungo Putin potrebbe usare le atomiche tattiche. E l’Europa farebbe bene a dotarsi di un ombrello anti-missile”

Emanuela Minucci

Professor Margelletti, quanto sono importanti i tempi della presa di Mariupol?
«Sono cruciali. Anche se la città è praticamente caduta, gli sparuti drappelli della difesa ucraina impediscono ancora all’esercito russo, circa 12 mila uomini, di chiudere la partita e salire al Donbass. Insomma fa sì che l’offensiva resti monca. I russi hanno infatti bisogno della conquista totale di questa città per spostare le proprie forze su un altro obiettivo e lasciare il controllo di Mariupol alla Guardia nazionale russa. Si tratta di una corsa contro il tempo».

Ecco perchè Zelensky chiede ai suoi uomini di resistere sino allo stremo…

«Più loro resistono e più l’Ucraina ha il tempo di ricevere altre armi dall’Occidente. Adesso però la nuova variabile, non da poco, si chiama acqua e cibo. La resistenza può continuare solo se ci sono i viveri».
Quanti militari ucraini sono rimasti a Mariupol?
«Poche centinaia».

E se il braccio di ferro a Mariupol si prolungasse che cosa accadrà?
«Se i russi non dovessero sfondare la probabilità dell’impiego di armi nucleari tattiche diventa più forte. E questa rischiosa prospettiva sta prendendo forma nella totale assenza di un’azione diplomatica che ormai è fallita».  

C’è da illudersi che la guerra finisca il 9 maggio?
«Dipende da che tipo di risultati vuole mostrare Putin al proprio Paese. Però non dobbiamo farci illusioni. Io lo dico da tempo. La Russia non si accontenterà del Donbass. Potrebbe fare una pausa, ma poi riprendere l’offensiva. E a quel punto nessuno può darci la garanzia che i russi non decidano di colpire un paese europeo fra quelli dove arrivano le armi per l’Ucraina».

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