Giampiero Massolo: “Anche se Putin ridimensionerà gli obiettivi, vedo difficile negoziare la pace”

di  Alessandro De Angelis

Ambasciatore Giampiero Massolo, la caduta di Mariupol sembra ormai imminente. Lo si dice da un mese, però resiste ancora. Quale è la fotografia della situazione sul terreno?

Direi che Mariupol è virtualmente caduta, anche se la resistenza ucraina, concentrata nelle acciaierie Azovstal, è strenua. I russi non possono ancora dire di averla conquistata. Sarà costata cara, ammesso che Mosca sia ancora interessata a contenere i danni reputazionali, che  per Putin sono comunque irrimediabili. 

Per i russi rappresenta la prima vera vittoria militare dall’inizio di questa guerra, anche se con un prezzo molto elevato. Che cosa significa dal punto di vista strategico?

I danni russi sono relativi, se commisurati a un obiettivo strategico primario. Mariupol consente di dare continuità territoriale tra la Crimea e il Donbass. A completamento di questo, l’altro obiettivo è consolidare la conquista del Donbass oltre le due repubbliche di Donetsk e Lugansk, che rappresenta la zona ricca in termini minerari, siderurgici e dell’industria militare. E dunque è partita un’offensiva che si estende su circa 480 chilometri. C’è un punto però che mi ha colpito oggi.

Quale?

Le dichiarazioni del ministro della difesa russo, Shoigu, che oggi è tornato a parlare, a proposito dell’offensiva in atto, della difesa delle due repubbliche del Donetsk e Lugansk, senza più menzionare il Donbass nel suo insieme. Se questo fosse vero, sarebbe un ulteriore ridimensionamento degli obiettivi, rispetto a quelli iniziali. Ad oggi possiamo certamente dire che la guerra lampo è fallita e con essa il tentativo di sottomettere l’Ucraina relegandola al ruolo di Stato vassallo. Si era poi parlato della conquista di tutto il sud-est ucraino. Se ora venissero confermate le dichiarazioni del ministro della Difesa russo saremmo di fronte a un ulteriore ridimensionamento. Qualora fosse così, Putin sarebbe nelle condizioni di arrivare al 9 maggio, la famosa data della vittoria sul nazismo, avendo raggiunto obiettivi minimi, ma che, secondo lui, possono essere esibiti all’opinione pubblica russa come un successo.

Finora il 9 maggio è sembrato più un auspicio occidentale. Ma non è chiaro quale debba essere la carta che può mostrare Putin per essere nelle condizioni di proclamare un cessate il fuoco. E nel frattempo la guerra continua.

Non è un nostro auspicio, nasce dal fatto che sono state ascoltate delle conversazioni interne tra militari russi. E questo può spiegarsi in due modi. Il primo può corrispondere alla necessità interna di consolidare e far crescere il morale dei soldati, l’idea cioè di una guerra a tempo. L’altro è la volontà di presentarsi il 9 maggio con un risultato comunque sia. Che poi questo significhi che ci sarà una svolta, che Putin sia appagato e inizi a negoziare seriamente, questo è tutto da dimostrare.

Complicato che l’Ucraina possa accettare la perdita di Mariupol, simbolo della resistenza, di Odessa, del corridoio che porta alla Crimea. È ragionevole immaginare che Zelensky dopo tutta questa carneficina, possa consentire questo festeggiamento il giorno della festa delle forze armate senza che appaia una resa?

Sul terreno, almeno una parte di questi risultati si stanno realizzando. Quello che Zelensky non può accettare è di ratificare in maniera formale una situazione sul terreno che comportasse questo genere di perdite al di fuori di un accordo più generale. Difficilmente però un tale accordo complessivo può iniziare ad essere negoziato finché Zelensky ha ancora molto da difendere e Putin ritiene di avere ancora molto da conquistare. Aggiungo: anche quando sul terreno ci sarà più equilibrio, un accordo complessivo sarà difficilissimo da negoziare.

Lei definirebbe la situazione sul campo come la più classica situazione di stallo, in cui l’invasore non riesce a vincere e l’aggredito non è in grado di obbligarlo alla ritirata?

Non è ancora uno stallo, perché siamo in una fase dinamica. È in atto un’offensiva durissima da parte russa, diventata ancora più violenta dopo l’affondamento dell’ incrociatore Moskva e i bombardamenti su Leopoli e altre città a scopo intimidatorio e per impedire i rifornimenti. Vediamo cosa produrrà questa offensiva e quando scatterà una sorta di equilibrio tra le ambizioni di chi vuole invadere e la resistenza dell’invaso.

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