Giampiero Massolo: “Anche se Putin ridimensionerà gli obiettivi, vedo difficile negoziare la pace”

Se nessuno dei due dovesse prevalere, assisteremmo a un conflitto a bassa o media intensità protratto nel tempo, giusto?

A quel punto potrebbe aprirsi in effetti una fase a bassa intensità, di instabilità endemica. Non più di guerra guerreggiata, ma di attrito. Che consoliderebbe la situazione sul terreno. Con le forze russe sostanzialmente in un terzo dell’Ucraina; un’instabilità e resistenza endemica nei territori occupati; un periodo medio/lungo in cui le sanzioni continuerebbero a permanere; forse un cessate il fuoco per esigenze umanitarie.

È forse la situazione peggiore, anche per l’Europa, che deve mettere in conto un periodo di instabilità e di disordine, inteso come “non nuovo ordine”?

Esattamente. Una situazione di guerra di attrito è destinata a mantenerci sotto una sorta di nube tossica duratura, nel senso che sarà difficile negoziare un vero accordo in Ucraina e, di conseguenza, un vero accordo di sicurezza in Europa. L’idea di un mondo in cui pace e sicurezza erano scontate, lascia il posto a una situazione in cui pace e sicurezza avranno un prezzo. Dalla cooperazione al prevalere della contrapposizione e, dunque, della deterrenza.

Finora si è detto che il tempo gioca a favore dell’Ucraina, e così è stato, perché una resistenza prolungata ha costretto Putin ha ridefinire le priorità. Dicevamo prima: l’annessione è fallita. È ancora così?

Direi che Putin scommette che il tempo possa giocare a suo favore, perché mette a dura prova la solidarietà occidentale e ne esaspera le contraddizioni. Sta a noi dimostrargli che si sbaglia, rimanendo uniti. Sono molto scettico quando sento dire che gli Usa vogliono prolungare la guerra: non ne hanno motivo perché questo li distrae dallo scenario indo-pacifico, che è quello che interessa loro maggiormente, più di quello europeo che consideravano secondario, salvo esserne risucchiati dall’ avventurismo russo.

La fragilità è nel fronte occidentale. L’opinione pubblica italiana, ma anche quella francese, sembrano poco inclini, dopo due anni di Covid, a sacrifici per la causa ucraina.

Finora il fronte ha tenuto e non era scontato. Malgrado potenziali linee di faglia come quelle dei prodotti energetici, delle forniture militari o dei flussi migratori. Le proposte come quella sul tetto al prezzo del gas, avanzata dal Governo italiano, vanno proprio nella direzione di rafforzare l’unita’ di intenti occidentale: tendino a contenere i proventi energetici della Russia mentre cerchiamo tutti insieme di emanciparci dalle sue forniture di gas. È normale che vi siano differenti sensibilità dei Governi che riflettono opinioni pubbliche differenti. Ma le opinioni pubbliche, come dimostrano i sondaggi, continuano a parteggiare per l’aggredito.

Lei dice: la compattezza dell’Occidente. Va bene la solidarietà, però c’è una sfasatura evidente tra il dinamismo della Nato e la fragilità europea sul terreno dell’embargo del gas.

La Nato è composta in larghissima maggioranza dai paesi europei. E Nato e Ue hanno competenze diverse, ciascuna esercita il proprio ruolo. Ciò che continua ad accomunare il fronte occidentale è il consenso sulle regole d’ingaggio fondamentali in questo conflitto. Sono tre: non favorire alcun coinvolgimento diretto della Nato nel conflitto; evitare ogni ipotesi di ampliamento ed escalation dello stesso a nuovi scenari di crisi, (Mali, Sahel, Libia e sub Sahara, Bosnia e Balcani) o all’uso di armi chimiche o nucleari di teatro; scongiurare una durata illimitata delle ostilità. Poi è chiaro: c’è una diversità di accenti, che è normale in una situazione come questa, dagli intransigenti come Boris Johnson per sue ragioni interne, i polacchi e i baltici, determinati sulla linea della fermezza, alle posizioni intermedie degli americani, alla realistica fermezza francese, tedesca e italiana, tesa a evitare un bellicismo fine a se stesso.

All’interno del fronte occidentale, si è capito per cosa si combatte? Per indebolire Putin e costringerlo a negoziare o per sconfiggerlo?

Mi pare che le regole di ingaggio occidentali, che sono sulla stessa linea di Joe Biden, non consentano di combattere per sconfiggere Vladimir Putin, ma permettono di indebolirlo severamente e costringerlo a negoziare. Forniture d’armi a Kiev e sanzioni dure servono a questo.

L’HUFFPOST

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