Gas, accordo fatto in Africa per 6 miliardi di metri cubi
Ilario Lombardo
La missione africana del governo italiano poggia su una certezza, rassicurante più sul lungo periodo che sul breve: arriverà più gas, ma ne arriverà abbastanza solo dal 2023. Dopo l’accordo che a regime porterà a incrementare di 9 miliardi di metri cubi la fornitura dall’Algeria, tra ieri e oggi il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, accompagnato dal collega alla Transizione ecologica Roberto Cingolani e dall’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, firmerà intese con il governo dell’Angola e del Congo per un totale di 6, 5 miliardi di metri cubi.
Questa volta Mario Draghi non è presente alla firma, come avvenuto invece ad Algeri, perché contagiato dal Covid. Ma il presidente del Consiglio conta di esserci di persona per la prossima tappa, in Mozambico. Un viaggio, inizialmente previsto nei primi giorni di maggio, che Palazzo Chigi è costretta a ricalendarizzare perché martedì 3 Draghi è stato invitato a parlare a Strasburgo, alla plenaria del Parlamento europeo. In quell’occasione è molto probabile che il premier lancerà un nuovo messaggio di coesione e progettualità comune: l’idea di un’Unione che di fronte all’invasione russa dell’Ucraina risponde compattandosi e creando strumenti di risposta condivisi, sul fronte economico ed energetico.
Draghi resta fiducioso sul fatto che al prossimo Consiglio europeo i leader possano convergere sulla proposta italiana di un tetto al prezzo del gas, e spera che dopo il secondo turno delle presidenziali francesi anche Emmanuel Macron possa offrire una sponda per piegare le resistenze dell’Olanda e in parte della Germania.
Ieri dalla Farnesina segnalavano l’importante apertura dell’Austria, tra i Paesi fino a poco tempo fa contrari alla misura sponsorizzata dall’Italia. È stato il ministro delle Finanze Magnus Brunner a commentare: «Siamo aperti a discutere di suggerimenti costruttivi che aiutino a dare sollievo alle persone». Il cosiddetto price cap è un obiettivo, di portata non semplice, inserito in una strategia d’emergenza molto più ampia, di affrancamento dai flussi di metano provenienti da Mosca: 29 miliardi di metri cubi in totale verso l’Italia, il 40 per cento della dipendenza del Paese.
È l’Eni a fare da guida in questo piano di diversificazione di fonti e di fornitori. Da 40 anni attiva in Angola, l’azienda partecipata italiana ieri ha presenziato, a Luanda, alla firma di una dichiarazione di intenti che servirà all’Italia per aumentare l’import del gas (1,5 miliardi i metri cubi in più previsti) e all’Angola per favorire progetti congiunti di decarbonizzazione e transizione energetica. Un patto ribadito a voce nel colloquio telefonico tra Draghi e il presidente della Repubblica angolana João Manuel Gonçalves Lourenço.
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