Liliana Segre: «Sarà un 25 aprile diverso. Oggi Bella Ciao fa pensare all’Ucraina»
A Milano una donna ucraina salirà sul palco del 25 aprile. La resistenza degli ucraini è paragonabile a quella contro il nazifascismo?
«Condivido la scelta di dare voce a una rappresentante del popolo ucraino. Lo vedo anche come un segno di solidarietà verso i tantissimi anziani, donne, bambini, costretti a lasciare il loro Paese. Del resto sarebbe difficile in un anno come questo intonare Bella ciao senza rivolgere un pensiero agli ucraini che nelle scorse settimane si sono svegliati e hanno “trovato l’invasor”. Ciò non vuol dire ovviamente essere contro il popolo russo, vittima delle decisioni disumane del suo leader».
Anche un’altra commemorazione, la «Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini», ha fatto discutere nell’ultimo periodo. Il Parlamento l’ha istituita per il 26 gennaio, anniversario della Battaglia di Nikolaevka, in Russia, avvenuta nel 1943.
«È un tema al quale dedico la mia intera Stanza sul settimanale Oggi. Il 5 aprile, quando il Senato ha approvato l’istituzione di questa Giornata, purtroppo ero assente per il Covid. Se ci fossi stata, avrei detto che proprio per l’affetto che porto agli Alpini quella data è sbagliata. È vero che nella battaglia di Nikolaevka, in cui si affrontarono le truppe sovietiche e quelle italiane e tedesche in ripiegamento, il sacrificio degli Alpini fece sì che almeno una piccola parte delle forze del Regio esercito rientrasse in patria. Ma fu un’impresa onorevole nel contesto di una guerra disonorevole voluta dal fascismo: l’invasione di uno Stato sovrano, allora l’Urss, al fianco della Germania nazista. Inoltre si arriverebbe al paradosso di ricordare il 26 gennaio una battaglia dell’esercito nazifascista e il 27 gennaio le vittime della Shoah».
Quali date avrebbe preferito?
«Ce ne sarebbero state moltissime: il giorno dell’istituzione del corpo degli Alpini, di una delle battaglie della Prima guerra mondiale o di uno dei tanti interventi di soccorso o protezione civile in tempo di pace, incluso l’impegno nella campagna di vaccinazione anti-Covid. Non mi capacito di come si sia potuto scegliere un’impresa compiuta in quella guerra: se il nazifascismo avesse vinto, non ci sarebbe il 25 Aprile. Né la libertà».
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