Macron: «Il progetto di Marine Le Pen è un’uscita dall’Europa non dichiarata. Putin mi parla di messinscena, ma spetta a noi europei dialogare con lui»
di Stefano Montefiori, Michael Backfish, Céline Bardy, Gaëlle Fleitour e Laurent Marchand
A tre giorni dal ballottaggio per l’Eliseo, il presidente francese parla al «Corriere della Sera» di Marine Le Pen e della guerra: «Un giorno ci sarà la tregua. Ci saranno potenze garanti: e noi europei saremo tra loro. Non lasceremo il compito ai turchi o ai cinesi»
Sulla libreria Les Lieux de mémoire di Pierre Nora, un volume del suo mentore Paul Ricoeur, un tascabile di Proust, le memorie del ministro blairiano Peter Mandelson, The Third Man. Alle pareti, incorniciate, la maglietta della Nazionale francese firmata da tutti i campioni dei mondiali di calcio 2018 in Russia — erano davvero altri tempi —, un’altra maglietta della squadra del cuore, l’Olympique Marseille, e ancora un pezzo pregiato, che a fine intervista il presidente mostrerà con orgoglio al giornalista del Corriere: la foto del colpo di testa di Basile Boli che il 26 maggio 1993 a Monaco di Baviera consegnò all’OM la Champions League, sconfiggendo il Milan di Fabio Capello.
A tre giorni dal voto, Emmanuel Macron apre le porte del quartier generale della sua campagna elettorale, poco lontano dall’Eliseo: è il presidente della Repubblica in carica, certo, ma anche il candidato che spera di essere riconfermato per altri cinque anni. Davanti ai giornalisti di Ouest France, del Corriere della Sera e del gruppo tedesco Funke, Macron parla — con soddisfazione molto ben nascosta — del duello tv contro Marine Le Pen della sera precedente, della svolta ecologista che potrebbe assicurargli l’appoggio di almeno parte della sinistra, e della guerra in Ucraina. È quando affronta questo tema che cambia tono, diventa più preoccupato. Non sottovaluta il ballottaggio di domenica, niente è già deciso. Ma la gravità arriva quando nella discussione compaiono il massacro di Bucha, i missili di Vladimir Putin, e quel che l’Europa potrebbe essere chiamata a fare.
Signor presidente, pensa di avere vinto il dibattito in tv contro Marine Le Pen?
«Le cose non si vivono né si considerano in questo modo. Lo spazio
tra i due turni di voto dura quindici giorni, il dibattito è un momento
nel quale si espongono le proprie idee e, attraverso un confronto
rispettoso, si cerca di mostrare la coerenza del proprio progetto e di
scovare le incoerenze delle idee che si combattono. Da questo punto di
vista, è un momento utile».
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