Le nuove alleanze necessarie

di Antonio Polito

Le guerre lunghe, come la Guerra Fredda, l’Occidente di solito le vince, ma i danni nel frattempo potrebbero essere considerevoli: è opportuno allargare il fronte delle nazioni che temono l’instabilità anche più di quanto non temano Putin

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Sarebbe auspicabile, ma non è probabile che l’annuncio della conquista russa di ciò che resta di Mariupol possa preludere alla fine della guerra all’Ucraina. Questa è stata fin dall’inizio la cinica promessa degli apologeti della resa: date una preda a Putin e si fermerà. Non c’è da contarci molto. Neanche lo zar può chiamare pace il deserto in cui ha trasformato la città martire dell’Ucraina.

La (presunta) caduta di Mariupol, dove gli ultimi resistenti nell’acciaieria non si sono comunque ancora arresi, può essere un trofeo buono per la parata del 9 maggio. Ma non è abbastanza per la Storia. Non vale da sola le decine di migliaia di soldati russi morti, l’umiliazione della nave ammiraglia affondata, il ritiro forzato dal nord del Paese, l’imbarazzante performance di quello che è considerato uno degli eserciti più forti del mondo, l’isolamento politico ed economico della Russia. Non dopo aver evocato una nuova Grande Guerra Patriottica contro il rinascente nazismo.

L’intero Donbass, quello sì, il polmone minerario e industriale del Paese invaso, ricco di gas, ferro, carbone, nickel, terre rare (e magari anche la costa del Mar Nero a est della Crimea), sarebbe un bottino accettabile, dopo il fallimento del piano A, e cioè il rovesciamento del governo di Zelensky e il controllo dell’intera Ucraina, sul modello coloniale sperimentato in Bielorussia. Ma questo obiettivo è tutt’altro che facile da raggiungere, e non solo sul piano militare.

La determinazione di Kiev di non rinunciare alla sovranità e integrità territoriale, la sua elevata capacità di combattere, e la scarsa simpatia, a dir poco, di cui i russi godono ormai perfino nelle zone russofone dell’est, fanno pensare che questa guerra non finirà con un trattato, un ammainabandiera, una cerimonia solenne, come accade nei conflitti dove c’è un vincitore e un vinto. Più probabile una soluzione contrastata ancora per anni, magari anche combattuta per anni in una serie di guerre, a bassa intensità nella migliore delle ipotesi, come quella che del resto si trascinava nel Donbass già da otto anni.

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